l concorso straordinario per i docenti della scuola secondaria, presentato nel decreto scuola approvato dal Consiglio dei Ministri del 10 ottobre, sta suscitando non poche difficoltà.
Dopo i rilievi mossi dal Quirinale, la soluzione potrebbe essere quella di permettere ai docenti con i requisiti previsti dal decreto ma con servizio svolto nella scuola paritaria, di partecipare al concorso straordinario ma solo al fine di conseguire l’abilitazione e non per partecipare alla stabilizzazione.
Una soluzione che nasce già costellata di dubbi: sia per la concreta realizzazione (il decreto prevede che l’abilitazione si consegua al termine di una supplenza al 31 agosto o 30 giugno nella scuola statale), ma anche per eventuali rivendicazioni che essa potrebbe comportare.
Allo stesso concorso partecipano due docenti: uno con tre anni di servizio svolti nella scuola statale, uno con lo stesso requisito di servizio nella scuola paritaria.
Se il docente della paritaria consegue una votazione più alta alla prova del concorso e sommando eventuali titoli, si trova in posizione utile per concorrere alle 24.000 cattedre a disposizione, è giusto che non venga stabilizzato?
Non sta a noi rispondere. Questa risposta sarà fornita da chi di dovere (sempre che la soluzione rimanga quella fatta circolare in questi giorni, e non altra).
Va ricordato che il concorso straordinario per la scuola secondaria di I e II grado nasce – si legge nella relazione illustrativa al decreto del 10 ottobre – “per ridurre il ricorso ai contratti a tempo determinato nelle scuole statali, favorendo l’immissione in ruolo di chi abbia raggiunto 3 anni di anzianità di servizio.
Ciò consentirà altresì di evitare che si debba riconoscere ai predetti soggetti, già dipendenti statali a tempo determinato per un periodo di tempo superiore a quello ordinario previsto dalla direttiva comunitaria sul lavoro a tempo determinato, un risarcimento per abusiva reiterazione dei contratti”.
UE pronta a sanzionare Italia
Sarà una vera e propria corsa contro il tempo, dato che la Commissione europea ha aperto una nuova procedura di infrazione contro l’Italia per il ricorso reiterato ai contratto a tempo determinato nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente, hanno detto da Bruxelles, la legislazione italiana “esclude da questa protezione diverse categorie di lavoratori del settore pubblico” fra cui la scuola e la sanità.
Una vera e propria patata bollente che necessita di interventi veloci e veramente risolutivi.