Come previsto, nel corso dell’anno scolastico che sta giungendo al termine, stanno arrivando le sentenze di merito attese dai Diplomati Magistrali. La maggior parte di esse, sfortunatamente per questi insegnanti, sono negative. E la conseguenza è la cancellazione dalle Gae, dalla conseguente I fascia delle graduatorie d’istituto e la perdita del ruolo per chi lo avesse ottenuto con riserva.
In tutto ciò va precisato come il Decreto Dignità, già nel corrente anno scolastico, non stia salvaguardando indistintamente tutti i Diplomati Magistrali travolti dall’esito negativo dei ricorsi.
Il decreto dignità
Ad oggi i Diplomati Magistrali aventi ancora ricorsi pendenti presso il Tar o il Consiglio di Stato, avevano la tranquillità della salvaguardia del posto ricoperto a tempo determinato da Gae o a tempo indeterminato se in ruolo.
Il Decreto Dignità infatti, per l’a.s 2018/2019, ha previsto che, per ragioni di continuità didattica, qualora fossero arrivate sentenze di merito negative, i contratti andassero trasformati tutti con data di chiusura al 30 giugno. E ovviamente, chi fosse stato in ruolo, si sarebbe visto trasformare il contratto da tempo indeterminato a tempo determinato sempre al 30 giugno. Ciò, però, è vero solo in parte.
Diplomati Magistrali non salvaguardati
Ciò che non viene detto dal Decreto Dignità, lasciando ai singoli Usp la responsabilità di intervenire su ciascun caso concreto, è la non salvaguardia di tutti i Diplomati Magistrali depennati.
Infatti, chi tra di essi, si trovi in ruolo con riserva ma non ha svolto servizio effettivo, avendo chiesto una qualsiasi tipologia di aspettativa o di congedo, a seguito di esito negativo della sentenza di merito, non si vedrà garantita la continuità didattica al 30 giugno.
Come precisato da alcuni Usp infatti, la continuità didattica non è a tutela degli insegnanti ma dei bambini. E dunque, i contratti verranno chiusi dalle scuole dove ciascun insegnante depennato aveva la titolarità, non appena il depennamento è reso noto alla scuola stessa dall’usp. Questo perché non verrebbe ravvisata alcuna continuità didattica da preservare.
A tutto ciò va aggiunto come, in ogni caso, dal prossimo anno scolastico non vi sarà alcun decreto dignità che garantisca la conservazione del posto al 30 giugno.