L’estensione del tempo pieno nelle scuole con tanto di duemila assunzioni e la riforma dell’alternanza scuola lavoro rischiano di rimanere solo belle promesse.
A far saltare l’attuazione delle nuove riforme sarebbe la mancata emanazione dei decreti attuativi entro i primi di marzo, cioè a 60 giorni dalla pubblicazione della legge di bilancio.
A far emergere l’ipotesi che alcune delle riforme annunciate sulla scuola restino al palo è Italia Oggi che ha analizzato il documento relativo ai Servizi Studi di Camera e Senato dove sono elencati i provvedimenti attuativi previsti dal Governo gialloverde. Nel testo sono evidenziati due provvedimenti attuativi, mai adottati, che sono scaduti da due mesi.
Secondo il quotidiano finanziario, il Miur avrebbe assicurato che le linee guida contenute nel decreto ministeriale per la riformulazione del percorso di alternanza scuola lavoro da applicare all’inizio del prossimo anno sono in via di definizione da settimane.
Preoccupazione maggiore riguarda però l’estensione del tempo pieno nelle scuole primarie con la creazione di due mila nuove assunzioni. Stando alla versione riportata da Italia Oggi, la colpa non sarebbe tuttavia del Miur, ma della Conferenza unificata che, ricevuto il testo per il parere a metà marzo, lo ha lasciato in un cassetto. Infatti, come riferisce il quotidiano, in nessun ordine del giorno delle riunioni comparirebbe il punto in discussione. La prossima riunione è fissata per il 9 maggio.
Secondo il provvedimento proposto dal Miur, considerando il livello di saturazione dei vari territori, oltre la metà dei nuovi posti avverrebbe nelle regioni del Sud e nelle isole (Campania 276, Sicilia 261, Puglia 187, Calabria 81, Sardegna 50, Basilicata 15).
Nel Nord, invece, i posti sarebbero 729, concentrati in Lombardia (262), Emilia Romagna (118) Veneto (167) Piemonte (112). Infine, nel Lazio e nella Toscana sarebbero previsti rispettivamente 146 e 90 posti, mentre ad Abruzzo e Molise spetterebbero 57 e 14 nuovi docenti.
Si tratta di posti molto attesi dai docenti, sia per le operazioni di mobilità, sia per le nuove assunzioni.
Posti sui quali il Governo ha puntato tanto. Si pensi alle parole del Vicepremier Luigi Di Maio.
Riteniamo pertanto si tratti di un ritardo burocratico e non di un passo indietro.