– Utilizzare quota 100 – almeno 62 anni di età e 38 di contributi – per andare in pensione cinque anni prima rispetto al trattamento di vecchiaia comporta un taglio di circa un quarto dell’assegno previdenziale lordo. Se si sceglie una delle possibili soluzioni intermedie – per esempio, se si va in pensione sfruttando sempre quota 100, ma a 64 anni di età – il taglio è sensibilmente inferiore e oscilla tra il 12 e il 16% negli esempi che Aon ha elaborato per Il Sole 24 Ore.
Sono stati considerati sei lavoratori, tutti con prima iscrizione all’Inps all’età di 24 anni e differenti carriere che determinano retribuzioni annue lorde all’età di 62 anni comprese tra 30mila e 150mila euro, rappresentativa di diverse categorie contrattuali (impiegato, funzionario, manager)
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Decidere di smettere di lavorare a 62 anni, quindi con i due requisiti minimi di quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi), comporta la rinuncia al 22% della pensione, a fronte di un’ultima retribuzione annuale di 30mila euro rispetto a quanto si incasserebbe accedendo al pensionamento di vecchiaia a 67 anni di età; si sale al 28% se la retribuzione è di 150mila euro.