L’incontro in programma nella mattina del 4 gennaio fra Aran e sindacati potrebbe essere molto importante per capire come si svilupperà la trattativa per il rinnovo del contratto scuola.
Due i temi messi all’ordine del giorno dal presidente dell’Aran: le relazioni sindacali e la questione delle risorse economiche.
I sindacati sono convinti che su entrambi i temi il contratto dirà cose importanti e apprezzabili.
C’è però un problema dal momento che in occasione del primo incontro del 2 gennaio il presidente dell’Aran Sergio Gasparrini ha anticipato che la strada del contratto è già tracciata: con qualche modifica le soluzioni adottate nel contratto degli statali verranno applicate anche al comparto Scuola, Afam, Università e Ricerca.
Il fatto è che in materia di relazioni sindacali le regole scritte nel contratto degli statali appaiono un po’ lontane dalle richieste dei sindacati della scuola.
Per esempio per la scuola i rappresentanti dei lavoratori chiedono che alcune materie vengano riportate alla contrattazione decentrata (organizzazione del lavoro, assegnazione dei docenti ai plessi, valutazione dei personale anche ai fini della attribuzione di “premi” stipendiali); ma su quasi tutte queste questioni (l’assegnazione ai plessi è un tema esclusivo della scuola) il contratto degli statali prevede, tutt’al più, il meccanismo del “confronto” fra le parti ma esclude ogni forma di contrattazione.
Non è questione di poco conto perché l’istituto del confronto non implica affatto l’accordo fra le parti ma si limita all’obbligo per la parte pubblica di consegnare ai sindacati tutta la documentazione relativa al tema esaminato. Ma alla fine dell’esame la parte pubblica può decidere autonomamente senza tenere conto delle osservazioni dei rappresentanti dei lavoratori.
Anche per quanto attiene la parte economica i problemi sono più di uno. Se a tutto il personale venisse riconosciuto un aumento del 3,48% come è avvenuto per gli statali, solamente DSGA e docenti di scuola superiore con un certo numero di anni di servizio potrebbero contare su un aumento retributivo di 85 euro.
Per garantire a tutti di arrivare a 85 euro sono dunque necessari altri soldi. Come però abbiamo già avuto modo di osservare il fondo per la Carta del docente, ammesso che i sindacati riescano ad ottenere che vengano utilizzati per il contratto, saranno disponibili solo a partire dal settembre 2018 dal momento che la quota del 2017/18 è già stata accreditata a tutti gli insegnanti. Le stesse risorse del bonus premiale (200 milioni) spostate sul contratto potrebbero servire per assegnare ai dipendenti con gli stipendi più bassi una sorta di “elemento perequativo” come già è avvenuto per gli statali. Un’altra soluzione, anche in questa in perfetta analogia al contratto degli statali, sarebbe quella di far decorrere gli aumenti contrattuali dal 1° marzo 2018 anziché dal 1° gennaio. Insomma, far quadrare i conti sarà davvero complicato, vedremo se dall’incontro del 4 gennaio emergerà una soluzione accettabile per i sindacati.