C’è un’insolita soddisfazione per l’arrivo del nuovo concorso per docenti abilitati previsto dalla Buona Scuola. Si tratta della prima delle tre procedure che regolerà il reclutamento degli insegnanti tra vecchie e nuove norme e che, ricorda La Repubblica, nell’arco di una decina d’anni condurrà nei ruoli dello Stato “da 76mila a 80mila nuovi insegnanti di scuola media e superiore.
Concorso scuola 2018: assunzioni per 80mila docenti
Il provvedimento dovrà ora essere registrato dalla Corte dei conti e, subito dopo, il Miur emanerà il bando per la presentazione delle domande di partecipazione, rigorosamente online”.
Il concorso, come già indicato nel decreto legislativo n. 59/2017, si svolgerà su base regionale: il candidato dovrà scegliere una regione all’atto della domanda dove sostenere la selezione. Al termine, verranno stilate tante graduatorie per tutte le materie d’insegnamento che serviranno a colmare i vuoti d’organico. Per questa prima tornata selettiva saranno ammessi al concorso soltanto coloro che sono già in possesso di una abilitazione all’insegnamento conseguita in uno dei modi previsti dalle normative vigenti (Tfa, Pas, Ssis, ad esempio) rimasti esclusi dalle Graduatorie ad esaurimento (Gae) che danno diritto al ruolo nella quota del 50% dei posti messi in palio dal ministero ogni anno. Potranno partecipare per il sostegno altresì i docenti abilitati e in possesso della specializzazione per l’insegnamento agli alunni disabili. E gli insegnanti tecnico-pratici iscritti nelle Gae o nelle seconde fasce delle graduatorie d’istituto. La prova consisterà in una lezione simulata, durante la quale la commissione saggerà anche le competenze riguardo alla lingua straniera prescelta e ascolterà dall’aspirante docente anche le scelte didattiche e metodologiche operate.
Arriva il concorso scuola 2018: ecco le principali novità
Per il sindacato tutta questa procedura risulta inutile e gravosa per le casse dello Stato. Ma, soprattutto, si tratta di un’inutile perdita di tempo. Si vogliono infatti andare a verificare le attitudini di insegnanti già ampiamente selezionati e formati, sia attraverso le Siss, sia con i Tfa e con i corsi di Scienze della formazione primaria o all’estero. Ma anche con gli stessi Percorsi abilitanti speciali, riservati a docenti già di ruolo e con comprovata esperienza sul campo. Di questo avviso, del resto, sono stati sempre l’amministrazione e lo stesso legislatore fino al 2011.
Quale sia l’intento degli estensori della Legge 107/2015 non è ancora noto: i suoi contenuti, inclusi poi nel decreto Miur n. 616 del 10 agosto 2017, che risponde a sua volta alle disposizioni del D.lgs. n. 59 del 13 aprile scorso, prevedono la formazione di una graduatoria di merito regionale per ogni classe di concorso della scuola secondaria.
La collocazione, riassume Orizzonte Scuola, in questa graduatoria avverrà per il 60% (massimo) sulla base di titoli e servizio e per il 40% (massimo) sulla base di un colloquio – una prova metodologico – didattica non selettiva. Seguirà l’ammissione al terzo anno di FIT, anno di formazione iniziale e tirocinio, durante il quale il docente sarà sottoposto a visite in classe per verificarne l’attitudine alla professione. L’anno si concluderà con una valutazione che, se positiva, porterà all’immissione in ruolo definitiva.
Intanto, la Ministra Valeria Fedeli, dalle pagine del Corriere della Sera, dichiara: “Avevamo promesso tempi celeri per questi provvedimenti e stiamo mantenendo gli impegni”, per allestire un concorso da cui usciranno tutti vincitori.
Ma secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “dinanzi a questo scenario, destano scalpore le parole di soddisfazione del Partito Democratico e delle Ministra dell’Istruzione. Anche perché non ci sono assolutamente i posti per tutti gli abilitati. Solo uno su dieci potrà essere assunto subito o nel breve periodo. Gli altri, la gran parte, continueranno a svolgere questo lavoro da precari, invecchiando da supplenti. Dopo avere anche svolto un ridondante anno di formazione Fit. Senza contare che la loro collocazione nelle nuove graduatorie regionali, le cosiddette Grame, sembrerebbe addirittura far perdere loro una parte dei diritti oggi garantiti dalla presenza nelle GaE. Dopo i titoli di studio, che ‘scadono’ e vengono recuperati a seconda dell’umore del Governo di turno, come anche fatto dall’Esecutivo Renzi che ha prima negato l’accesso al concorso a cattedra ai laureati per poi raccordarlo dal 2018, siamo arrivati al punto – conclude Pacifico – che anche le abilitazioni sono diventate a tempo determinato”.
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Fonte:https://www.miuristruzione.com/2017/12/21/concorso-docenti-abilitati-2018-non-ce-posto-tutti-solo-uno-dieci-sara-assunto-subito/