Leggiamo “La prima cosa sicura, e lo dice il Miur, è che gli insegnanti resteranno in cattedra fino alla fine dell’anno scolastico, perché «i tempi della giustizia non sono quelli della scuola» e non è giusto interrompere l’anno in corsa.”
Questo – se confermato – sarebbe un primo punto fermo dopo la confusione che si è venuta a generare in seguito alla pubblicazione della sentenza che ha dato risposta negativa all’istanza di inserimento in Gae da parte dei diplomati magistrale con titolo conseguito entro l’a.s. 2001/02.
Certamente il depennamento dalle GaE non sarà diretta conseguenza della sentenza dell’Adunanza Plenaria ma ciascuno dei ricorrenti dovrà attendere che il giudice al quale si è rivolto si pronunci per la propria situazione. E dunque i tempi potrebbero essere lunghi. Ma anche quando – come si presume – i giudici dovessero decidere di accogliere in toto l’indicazione della Plenaria, il “paracadute” per l’anno scolastico in corso potrebbe arrivare dal Ministero stesso. E’ già accaduto in alcune province, laddove il Giudice del Lavoro ha intimato all’amministrazione il depennamento dalle Gae ma l’ufficio scolastico ha deciso per il prosieguo della supplenza, per garantire la continuità didattica.
Poi ci sarà da pensare alle graduatorie di istituto, al loro aggiornamento (domani vi dedicheremo un articolo specifico).
Ma soprattutto al dopo sentenza. I sindacati UIL, SNALS, FLCGIL, GILDA, CISL sono oggi al Miur, forse riceveranno già qualche rumors. Il Presidente Anief, in occasione dello sciopero dell’8 gennaio, chiederà un incontro specifico sulla tematica. Da più parti si invoca una soluzione politica.
Scrive il Corriere.it “L’unica chance possibile è che tutti questi docenti tentino il prossimo concorso per infanzia e primaria, che non è stato bandito ancora: i tre concorsi dell’anno prossimo riguardano infatti medie e superiori. La soluzione più semplice potrebbe essere quella di studiare un concorso ad hoc per loro, soprattutto per chi ha accumulato anni di servizio, proprio come è stato fatto per la cosiddetta fase transitoria che si apre il prossimo anno, quando saranno cioè banditi due concorsi riservati a categorie di insegnanti escluse dall’ultimo piano di assunzioni. Una sorta di concorso facilitato, che preveda non tre prove ma un unico colloquio, per poi portarli a sostenere l’anno di prova, che, tra test e esercitazioni in aula, è destinato ad essere molto più formativo di quanto si creda”