“Stiamo lavorando, in primis il ministro Fedeli, per convincere il Governo e il Ministero dell’economia a mettere in bilancio le risorse per il nuovo contratto, dando per acquisiti gli85 euro. Parlo di un minimo di 1,6mld (vanno ad aggiungersi agli 1,2 miliardi già a disposizione).
Il nostro obiettivo è che in questa legislatura vengano definite sia la parte economica sia quella normativa del contratto”, ha dichiarato il sottosegretario del MIUR, Vito De Filippo dal convegno dello Snals-Confsal sul contratto degli statali; lo stesso ha poi chiarito che anche gli statali che con il rinnovo del contratto supereranno il reddito di 26.000 euro sarà garantito il bonus Irpefin busta paga.
De Filippo intervistato dall’agenzia DIRE, ha precisato:
“Il Miur negli ultimi tempi ha avuto una grande considerazione del lavoro che il tavolo con le organizzazioni sindacali può sviluppare a beneficio della scuola, dell’università, della ricerca. Questo lavoro ha prodotto fatti importanti, accordi innovativi sulla mobilità”. (…) “Questa fase contrattuale- ha aggiunto De Filippo- pretende un ulteriore sforzo e il Miur è impegnatissimo a far rispettare nei termini puntuali l’itinerario di questo nuovo momento di contrattazione nel nostro paese, che parte dal 30 novembre del 2016 con l’accordo sottoscritto in quella circostanza, che noi dobbiamo confermare nella nuova legge di bilancio, sia in tema di cifre che con atto di indirizzo, che dobbiamo trasmettere all’Aran nella contrattazione anche sul fronte delle questioni giuridiche e normative”. (…) bisogna “riconoscere al personale della scuola quella prospettiva e quelle gratificazioni che da anni questo mondo si aspetta”.
“Lo faremo in tempi ragionevoli, con l’approvazione della legge di bilancio”- ha poi aggiunto il Presidente dell’Aran Sergio Gasparrini.
Ora, mentre De Filippo E Gasparrini, garantiscono l’impegno del Ministero e del Governo, la Uil scuola ha pubblicato una ricerca (in allegato) che dimostra, per l’ennesima volta, come i nostri stipendi siano rimasti bloccati (e sono una miseria!), mentre dal 2010 ad oggi la situazione è nettamente migliorata negli altri Paesi.
Dunque da quanto emerge dal trend degli stipendi nei diversi paesi, a partire dal 2011/12:
- Svezia, Finlandia, Danimarca, Belgio, Austria, Romania, Lussemburgo: non sono intervenuti sulle retribuzioni del personale.
- Grecia, Portogallo, Slovenia e, parzialmente Irlanda, hanno portato una contrazione agli stipendi, terminata per tutti entro l’anno 2013/2014;
- Altri paesi europei hanno congelato il livello delle retribuzioni, in parte o totalmente, per alcuni anni, per poi far riprendere la loro dinamica, compresi i Paesi che avevano scelto di tagliare.
- Un anno di blocco: Estonia, Lettonia, Bulgaria, Slovacchia, Olanda
- Tre anni di blocco: Portogallo, Irlanda, Lituania, Grecia Due anni di blocco tutti gli altri
- Bloccato ancora: Italia
Solo in Italia continua ad essere operativo il blocco stabilito dal decreto legge 78/2010 del Governo Berlusconi, rimasto vigente con i successivi governi Monti, Letta, Renzi. Provvedimento che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo nel giugno 2015, non fissando però tempi per riaprire le contrattazioni per i rinnovi dei contratti di lavoro.
Quali sono le conseguenze delle politiche finanziarie degli Stati sulle retribuzioni degli insegnanti?
La tabella che segue ce lo mostra: sui venti Paesi dell’Unione Europea censiti dall’OCSE figuriamo nella parte basse della classifica, al di sotto della media, con differenze che aumentano sensibilmente con il crescere dell’anzianità di servizio. Occorre sfatare una fake news: la progressione per anzianità esiste in quasi tutti i Paesi europei (con l’eccezione dell’Estonia e, parzialmente, della Lituania), naturalmente ognuno con le proprie modalità quantitative e temporali (da poco meno del 50% a oltre il raddoppio tra iniziale e massimo; con percorrenza di 8 anni (come la Danimarca, a 35 anni, come da noi, per arrivare all’Ungheria, con 40 anni). In diversi Paesi, la valutazione del merito, legata a meccanismi stabiliti in ciascun Paese, è aggiuntiva rispetto agli avanzamenti per anzianità, dove volontariamente attraverso procedure concorsuali periodiche, dove demandata ad organismi indipendenti esterni, dove ad autority specifiche dell’amministrazione scolastica, dove al capo dell’istituzione scolastica.
(Tabella elaborazione UIL Scuola su dati OCSE: Regards sur l’éducation 2017)
Stipendi docenti
Tabellare: iniziale, a 15 anni e a fine carriera Importi convertiti in Euro FONTE OCSE – database in dollari USA rapportati alla Parità di Potere d’Acquisto – PPA
Una percezione immediata relativa ai Paesi a noi quantitativamente più vicini ci viene fornita dal grafico che segue:
Si nota che:
– la retribuzione dei docenti in Germania è praticamente doppia che da noi, per tutti i gradi di scuole e per tutte le anzianità, molto al di sopra della media europea; – la Spagna, ha retribuzioni sempre al di sopra della media EU, ma più marcatamente per quelle iniziali; – la Francia, ricalca l’andamento europeo, ma con le retribuzioni intermedie più basse; – l’Italia, infine, parte in linea con l’Europa, si mantiene allineata fino all’anzianità di 15 anni e termina a fine carriera decisamente più in basso.
In ogni caso, secondo un articolo pubblicato dal Messaggero, a Palazzo Chigi starebbero ragionando sul rischio di creare un precedente garantendo agli statali la sterilizzazione degli 80 euro dall’effetto degli aumenti. Il timore è che i sindacati che stanno rinnovando i contratti nei settori privati, possano chiedere una parità di trattamento con gli statali, chiedendo anche loro la sterilizzazione. Si aprirebbe, alla vigilia della manovra, un vaso di Pandora che rischierebbe di far emergere tensioni difficili da gestire. L’alternativa che sarebbe allo studio, allora, sarebbe quella di trasformare per tutti il bonus da 80 euro in una detrazione ulteriore per il lavoro dipendente, con una curva che dovrebbe mantenere il beneficio pieno fino agli attuali 24 mila euro. In questo modo si otterrebbero altri due risultati: la riduzione della pressione fiscale (oggi Eurostat qualifica il bonus come spesa) e l’effetto collaterale che ogni anno costringe un certo numero di contribuenti che hanno superato le soglie di reddito a dover restituire gli 80 euro. Intanto, sempre sul rinnovo del contratto, si è aperto ufficialmente il fronte della scuola, il comparto più numeroso del pubblico impiego.
“Non è accettabile la ventilata proposta degli 85euro soprattutto in considerazione della lunga vacanza contrattuale” ha tuonato la segretaria generale Snals Confsal, Elvira Serafini. (…)“le innovazioni e i nuovi impegni per il personale sono stati introdotti senza nuova contrattazione, conretribuzioni ferme da 10 anni, e senza creare adeguate condizioni strutturali organizzative. Sono mancati rispetto ed equità”. (….)“Dopo l’accordo del novembre 2016 aspettiamo di verificare la sincera volontà del Governo di stipulare i contratti del pubblico impiego senza tattiche dilatorie e senza furbizie elettoralistiche. In concreto, lo Snals chiede, per la parte economica, un aumento dignitoso delle retribuzioni. (..) Ci batteremo anche per la salvaguardia degli scatti di anzianità, a oggi l’unica forma di avanzamento retributiva, ma vanno certamente reperite nuove risorse per il recupero del potere di acquisto. Per la parte normativa vanno rivisti diversi aspetti, dal bonus, che deve divenire parte integrante della retribuzione, al sistema di valutazione dei docenti e dei dirigenti, oggi lesivo della libertà stessa della funzione docente”.“Senza questo, conclude Serafini, l’autonomia delle istituzioni scolastiche sta diventando solo un pesante decentramento, mentre si riservano al centro le decisioni più rilevanti e si scaricano tutte le responsabilità sulle scuole (…).
Fonte https://www.professionistiscuola.it/contratto/3005-contratti-il-governo-fa-propaganda-sugli-80-euro-salvi-ma-la-proposta-resta-inaccettabile.html