Ieri, 4 settembre 2017, Gentiloni ha firmato il DPCM sull’Anticipo pensionistico volontario.
In attesa della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, riepiloghiamo gli aspetti principali di questa misura pensionistica sperimentale.
Innanzitutto, l’Ape volontaria è un prestito commisurato e garantito dalla pensione di vecchiaia, erogato dalla banca in quote mensili per 12 mensilità, che il beneficiario otterrà alla maturazione del diritto. È riconosciuta in via sperimentale dal 1° maggio 2017 al 31 dicembre 2018 (articolo 1, comma 166 e seguenti, legge di Bilancio 2017).
Sarà retroattiva e consentirà di andare in pensione a 63 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati, in sostanza, con un anticipo di 3 anni e sette mesi rispetto ai requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia.
L’importo della pensione per chi presenterà domanda di Ape volontaria non potrà essere inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo, pari a 702,65 euro per il 2017.
Può essere richiesta dai lavoratori dipendenti pubblici e privati, dai lavoratori autonomi e dagli iscritti alla Gestione separata. Al momento sono esclusi i liberi professionisti iscritti alle casse professionali.
È importante anche sapere che per ottenere il beneficio è necessario non essere titolare di pensione diretta o di assegno ordinario di invalidità; e inoltre non è necessario cessare l’attività lavorativa.
Per chi presenterà domanda di Ape volontaria sarà necessario pagare una rata sulla pensione futura, con un piano di ammortamento di 20 anni.