Durante il primo Collegio dei docenti del nuovo anno, il 1° o il 4 settembre, molti insegnanti liceali saranno chiamati ad esprimersi sulla riduzione di un anno del percorso.
Solo se la risposta della maggior parte dei docenti sarà affermativa, il dirigente scolastico potrà presentare la candidatura dell’istituto liceale per aderire alla sperimentazione al via nell’anno scolastico 2018/19.
Ricordiamo che, in base alle indicazioni del Miur, l’istituto che aderirà (la cui proposta verrà valutata dal Miur come meritevole di appartenere alla rosa dei 100) dovrà comunque far svolgere le stesse ore di lezione del quinquennale e la stessa quantità di ore di Alternanza Scuola-Lavoro. Con uno sforzo non indifferente per gli studenti, chiamati a svolgere lezioni e verifiche anche in orari pomeridiani e, forse, anche in giorni in cui le altre scuole rimangono chiuse.
L’obiettivo, confermato anche del sottosegretario Angela d’Onghia, è quello anticipare l’ingresso dei nostri studenti nel mondo del lavoro e adeguarsi all’età media europea.
Al sindacato, però, questa linea non convince. “Ci poniamo molte domande in proposito”, afferma Luigi Del Prete, Esecutivo Nazionale USB Scuola. “In primo luogo l’età di termine del percorso di studi è pari a quello italiano in 15 nazioni appartenenti all’UE e di un anno inferiore solamente in 13, quindi il nostro sarebbe un adeguamento al ribasso. Inoltre, il ‘mondo del lavoro’ in questa fase non sembra essere particolarmente accogliente, a meno che il Ministro non intenda il ‘mondo dello sfruttamento’ dei giovani, con salari miseri, orari e turnazioni impossibili e troppo pochi strumenti di tutela, come ci insegna il Jobs Act”.
“Se a questo – continua Del Prete – uniamo la riduzione dello sviluppo delle capacità critiche e degli apprendimenti che comportano questa sperimentazione unita alla propaganda sulle competenze e all’assenza obbligatorie dalle aule scolastiche per intere settimane per svolgere l’ASL (lavoro non retribuito e in totale balìa dell’azienda ospitante), allora è perfettamente chiaro il piano del Governo”.
L’Usb Scuola ricorda che “la sperimentazione già avviata in anni passati in un ristretto numero di scuole, forse anche a causa di un conflitto di competenze dovuto alla gestione di questi percorsi non direttamente dal MIUR ma dalle Regioni, non ha prodotto nessuna analisi. Siamo ben abituati alla propaganda, l’assenza di dati in tal senso lascia solo supporre il fallimento del progetto”.
Il sindacato di base, alla luce di tutto questo, “invita tutti i docenti a presentare una mozione di rigetto della sperimentazione, in primo luogo per tutelare i cittadini di domani, i nostri studenti e il loro diritto allo studio, ma anche per rigettare il piano di tagli mascherato che si cela dietro questa sperimentazione”.
“Da un calcolo del Sole24ore (il quotidiano di Confindustria, non di certo strumento di diffusione di un pensiero antagonista!) il risparmio – conclude Del Prete – è valutato in circa un miliardo e mezzo di euro e la soppressione di circa 40mila cattedre. USB Scuola prosegue nel suo percorso di difesa del diritto allo studio che si coniuga con il diritto al lavoro e al rilancio dei Servizi Pubblici. A partire appunto dalla Scuola”.