La vita del dirigente scolastico è davvero dura? Gli stessi docenti non sono propensi a riconoscere loro questo dato di fatto ai loro ex-colleghi. In ambito scolastico la figura del capo d’istituto è considerata come un odioso e imprevedibile autocrate che fa il bello e il cattivo tempo, a sua totale discrezione, pur non possedendo la minima competenza gestionale.
A ben guardare, si tratta dell’analogo maleficio che colpisce gli insegnanti da parte dell’Opinione Pubblica: nessun riconoscimento del logoramento psicofisico professionale (tipico di quella che è considerata la helping profession per antonomasia) e abbondanza di vuoti e insulsi stereotipi (lavoro part-time, vacanze smisurate etc). Una seconda analogia tra presidi e docenti vede ambedue le categorie – del tutto a ragione – lamentarsi di essere sottopagati rispetto al lavoro svolto.
Amministrare una o più scuole (ricordiamo le troppe, smisurate e infinite reggenze per un concorso che non arriva mai) con la cronica penuria di risorse, la carente formazione, i docenti stressati e sottopagati sarebbe davvero complesso anche per Superman o Wonder Woman: non solamente per le capacità gestionali e l’impegno richiesti ma, soprattutto, per le relazioni e i rapporti da allacciare e intrattenere col personale di ogni ordine e grado e con l’utenza. Ogni decisione presa per andare incontro alle necessità di qualcuno rischia di scontentare qualcun altro e viceversa. E’ pertanto fisiologico avere delle divergenze sul lavoro, mentre resta un indiscutibile errore cedere alla tentazione di risolvere i contrasti attivando conflitti. Questi richiedono infatti un’enorme quantità di energia e lasciano sul campo solo morti e feriti. Non è un caso se molti casi di burnout sono l’esito di interminabili scontri che hanno bruciato le residue energie avanzate dopo l’estenuante esercizio della professione.
Se poi le cose precipitano, il rischio di adire le vie legali è dietro l’angolo, dove ammiccanti avvocati attendono desiderosi di nuovi clienti. Lo stress diviene pertanto anche economico: nonostante ciò le cause per mobbing si moltiplicano a dismisura, pur registrando statisticamente assai ridotte possibilità di vincere siffatti contenziosi. Già alcuni anni fa un sindacato nazionale rivelò i risultati di uno studio retrospettivo eseguito all’uopo: solo il 5% dei casi di mobbing denunciati erano stati sanzionati dai tribunali. E il restante 95%? Mere congetture e interpretazioni che non trovavano riscontri oggettivi o sufficienti prove. Nella mia ultraventennale esperienza di medico in materia di burnout e Stress Lavoro Correlato nella scuola, non posso che confermare le percentuali riportate dal sindacato: mi sono imbattuto in pochi casi di mobbing reale (meno di una decina in tutto), mentre i deliri persecutori facevano la parte del leone (diverse centinaia).
C’è una sola circostanza – ironia della sorte – in cui un docente arriva a riconoscere l’immane compito del preside: non appena supera il concorso per dirigente scolastico. In quel preciso momento si squarcia il velo del tempio e avviene la rivelazione. Lo stesso dicasi per il laureato che diviene docente: solo quando sale in cattedra realizza l’enorme dispendio di energie che occorre per insegnare, alla faccia di tutti gli insulsi stereotipi da cui ciascun individuo è sommerso. Basterebbe riflettere minimamente su queste significative analogie per comprendere l’importanza di lavorare insieme nel rispetto del ruolo di ciascuno. Poco senso hanno le iniziative – come quelle di pochi giorni fa – in cui una categoria manifesta e l’altra resta a guardare indifferente: la scuola è fatta di docenti e dirigenti. Pensare di poter mettere mano unicamente ai problemi degli uni e non degli altri frammenta le forze e non aiuta l’istituzione scolastica, soprattutto se gli attori si trovano a pedalare sullo stesso tandem.
E’ indiscutibile il fatto che gran parte della preparazione venga acquisita dai dirigenti direttamente sul lavoro e non grazie a una specifica formazione. Questo è certamente un problema risolvibile almeno per ciò che riguarda le loro incombenze medico-legali, quali quelle di tutela della salute dei docenti e dell’incolumità dell’utenza. Fin dal 1998 il MIUR prevedeva con apposito decreto ministeriale (DM 382/98) di formare i dirigenti in materia, ma lo stesso restò inapplicato. Seguì il DL 81/08, ancor più circostanziato ed esaustivo, ma non fu mai finanziato né applicato. Per finire basti pensare ai corsi di formazione di preparazione al concorso per dirigenti scolastici: nessuno spazio è riservato all’evasione delle incombenze medico-legali dei presidi.
Per scendere ancora di più sul pratico, veniamo ai nostri giorni in cui si moltiplicano i casi di “presunti maltrattamenti” nelle scuole a danno della piccola utenza. La prima domanda che dobbiamo porci è: perché il dirigente non ha saputo gestire il caso prima che venisse coinvolta l’Autorità Giudiziaria? Se non ne era stato messo al corrente, significa che vi era un evidente difetto di comunicazione su cui intervenire, ma se si tratta di semplice inerzia la responsabilità determina colpa grave. Ancora più raccapriccianti sono i casi in cui il dirigente, avvertito da maestre di alcune intemperanze o manifestazioni atipiche di alcune colleghe, corre a far denuncia all’Autorità Giudiziaria anziché cercare prima di risolvere il caso coi mezzi a disposizione (quali l’accertamento medico d’ufficio ovvero le sanzioni disciplinari). Purtroppo non possiamo attenderci migliori risultati se il MIUR si ostina a negare la formazione specifica ai dirigenti. Ricordo che uno studio nazionale sui dirigenti scolastici, presentato dal sottoscritto con l’ANP il 21.05.08 a Montecitorio, mostrava che solamente lo 0,7% dei dirigenti scolastici conosceva l’uso dell’Accertamento Medico d’Ufficio in Collegio Medico di Verifica. Nonostante quel drammatico risultato, Il MIUR non corse ai ripari e la giustizia è entrata a gamba tesa nella scuola.
Se questo è l’atteggiamento dell’istituzione (MIUR) nei confronti della scuola, non ci si può meravigliare se cani e porci (nel senso di non addetti ai lavori) decidono di fare scorrerie in ambito scolastico proponendo i propri metodi (discutibili) e le proprie idee senza conoscere le dinamiche scolastiche. Ecco dunque la giustizia coi suoi processi spettacolo e i metodi d’indagine originali, il Parlamento con la proposta delle telecamere, poi il garante dell’infanzia con le visite psicologiche ai docenti, infine il MOIGE col suo buon senso…
Ecco perché è necessario ripristinare l’alleanza docenti-dirigenti ancor prima di riallacciare quella docenti-genitori come obiettivo finale. A ciascuno il suo ruolo, senza che nessuno vi si sottragga. A cominciare dal MIUR.
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Fonte: www.orizzontescuola.it