Una vera ecatombe. Sono stati pubblicati ieri i calendari degli orali per il concorso della scuola primaria in Sicilia: su 6.300 candidati che hanno fatto lo scritto sono passati all’orale in 730, neanche il 12%. A disposizione ci sono 1.096 cattedre a tempo indeterminato. Se tutti i candidati dovessero superare l’orale, resterebbero comunque scoperti 366 posti, circa il 33%. La selezione in Sicilia in quanto a risultati finora (altre tre regioni devono ancora completare le correzioni) è seconda solo alle Marche, che ha registrato il 91% di bocciature. Il risultato migliore in Veneto, dove è stato fermato agli scritti poco meno del 50% dei candidati. In media, dicono i dati all’esame del Miur, il 70% non ce l’ha fatta. Reciproche le accuse: per i candidati, prove complicate, in particolare per l’accertamento delle competenze linguistiche. Per alcuni commissari, invece, si tratterebbe di esami che hanno riscontrato profonde lacune di base.
Il concorso indetto da Stefania Giannini sta decimando migliaia di aspiranti docenti, molti dei quali già precari con anni di lavoro alle spalle. E che, una volta respinti, potranno sempre fare affidamento sulla cosiddetta fase transitoria del nuovo reclutamento: un iter agevolato, quello previsto dal decreto attuativo della legge 107/2015 messo a punto da Valeria Fedeli e su cui il parlamento è chiamato ad esprimere il parere entro metà marzo. «Nessuno sarà tenuto fuori», ripete sui social Maria Coscia, deputata Pd, sotto l’attacco delle richieste di stabilizzazione dei precari storici.
Quello che sta andando in scena è il concorso pubblico più corposo (in termini numerici) nella storia: 63.712 posti a bando, 21mila nella primaria tra posti comuni e sostegno, 227.459 domande di partecipazione, 630 procedure concorsuali. «Molti concorsi, per la scuola secondaria, sono terminati in tempo per consentire di assumerne i primi vincitori, 5.225 nuovi docenti, già a settembre 2016. Gli altri concorsi per la scuola secondaria si sono conclusi o stanno per concludersi», spiegava in parlamento la ministra, «circa i concorsi della scuola per l’infanzia e la primaria, l’alta partecipazione, più di 70 mila aspiranti in entrambi i casi, ha fatto sì che occorra ancora qualche mese per concludere le procedure».
Il nuovo reclutamento delineato dalla Fedeli prevede due scritti e un orale e tre anni successivi di formazione ad hoc e tirocinio. Possono accedere alla selezione tutti coloro che hanno una laurea nella disciplina di base. C’è poi la fase transitoria di cui spiega il funzionamento, in audizione in parlamento, la stessa Fedeli: «L’articolo 17 dello schema di decreto legislativo prevede che i precari abilitati potranno entrare in ruolo, sui posti disponibili, previo superamento di un esame orale. I precari non abilitati con almeno 36 mesi di servizio potranno entrare in ruolo, partecipando ad un concorso semplificato, con un solo scritto anziché gli ordinari due. In entrambi i casi, coloro che hanno almeno 36 mesi di servizio svolgeranno un tirocinio ridotto rispetto a quello di tre anni invece richiesto ai nuovi laureati vincitori di concorso».
Per la scuola dell’infanzia e quella primaria, poi, il decreto legislativo sul sistema integrato di istruzione da zero a sei anni di età «stanzia risorse utilizzabili per incrementare i posti disponibili, a vantaggio dello scorrimento delle graduatorie esistenti», precisa il ministro, che ha aggiunto: «Partendo da questi percorsi… ritengo importante avviare un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali di categoria per prevedere la graduale e progressiva soluzione del problema» del precariato.
Per il prossimo anno scolastico potrebbero esserci dai 35 mila ai 45 mila posti disponibili, tra pensionamenti, posti non assegnati con concorso lo scorso anno, e cattedre di organico dovute alla trasformazione del fatto in diritto: il 60% andrà ad assunzioni, a metà tra graduatorie a esaurimento e graduatorie di merito, e il 40% alla mobilità. In verità, lì dove si libereranno i posti a causa di trasferimenti, le cattedre per le assunzioni saliranno in proporzione. Già per questa fase, e dovrà essere il parlamento a chiarirlo, potrebbe scattare la fase transitoria per chi ha i requisiti per partire subito da settembre: i docenti abilitati.