I precari della scuola subiscono un doppio torto dal Governo. A sostenerlo anche la FLC CGIL, che definisce il modo in cui sono trattati “una disparità oggettiva che va corretta”. Ma perché si parla di doppia beffa? Perché prima viene approvata una norma in cui si stabilisce che dopo 36 mesi di servizio, non potranno più svolgere supplenze sui posti vacanti e disponibili, e poi viene varata una riforma della Pubblica Amministrazione (la riforma Madia) in cui si prendono provvedimenti per i precari, ad esclusione di quelli della scuola.
Cosa prevede la riforma Madia per i precari della P.A.?
La riforma Madia prevede che i precari della Pubblica Amministrazione siano assunti nel caso in cui abbiano alle spalle tre anni di lavoro a tempo determinato, anche non continuativo e abbiano superato un pubblico concorso. A questi precari sarà riservato il
50% dei posti disponibili per i contratti a tempo indeterminato. Ma da questa riforma, sono esclusi i supplenti della scuola.
Precari scuola: esclusi dalla riforma e a rischio perdita di lavoro
A conti fatti, i precari della scuola si ritrovano a rischiare il lavoro per lo stesso periodo di servizio che invece farebbe assumere tutto gli altri precari della Pubblica Amministrazione. Il comma 131 della legge 107/2015 afferma che dopo 3 anni di servizio su posti vacanti e disponibili non si possono più fare supplenze, salvo quelle brevi e temporanee. Già i sindacati si sono mossi per far notare l’assurdità della scelta del Governo, con una eventuale approvazione della riforma Madia. La Uil l’ha definita una “bomba ad orologeria” che potrebbe essere disinnescata tramite la delega sulla formazione iniziale attualmente discussa in Parlamento. La Cisl ha affermato tramite la voce della Gissi: “Il piano Madia vale anche per la scuola, ad esclusione del reclutamento. Sarà necessario armonizzare tutto il pubblico impiego con una norma salva scuola”
Fonte: scuolainforma.it