La manovra finanziaria approderà, blindata, domani mattina alle 9,30 in aula al Senato. Il voto di fiducia ci sarà domani pomeriggio con la chiama che inizierà domani alle 14,30: l’ok definitivo alla legge di Bilancio arriverà quindi domani pomeriggio.
Per quanto riguarda l’esame (ovviamente rapidissimo e blindato) della manovra da parte della commissione Bilancio al Senato, riferisce la capogruppo del Misto Loredana De Petris (Si-Sel) al termine della capigruppo di Palazzo Madama, “la 5a lavorerà questa notte ma non si potrà cambiare niente, nemmeno inserire misure su cui il Governo si era impegnato. Secondo quanto si apprende la maggioranza non presenterà alcun emendamento.
La road map designata dai capigruppo del Senato, quindi, prevede l’approdo del testo della legge di Bilancio in aula domani mattina alle 9,30, eventuali questioni pregiudiziali, poi discussione generale e quindi apposizione della questione di fiducia intorno all’ora di pranzo sulla prima parte della manovra, nel testo uscito dalla Camera. L’esito del voto si avrà nel primo pomeriggio, in tempo per la direzione del Pd prevista per le 15.
Quindi, vista la nuova composizione del testo della legge di Bilancio, l’aula del Senato dovrà votare sulla seconda parte della manovra, quella delle tabelle, per dare il via libera definitivo alla manovra. Quindi il mandato di Matteo Renzi potrà volgere al termine e le sue dimissioni “scongelarsi”.
Tra le misure che salteranno ci sono quelle sulla scuola che la maggioranza aveva ritirato alla Camera e promesso di ripresentare al Senato.
Si tratta di interventi importanti, alcuni dei quali volti ad aggiustare le storture della legge 107 di riforma votata dalla stessa maggioranza.
Alcune misure erano rivolte sia ai docenti interessati alla mobilità che alle assunzioni.
Innanzitutto, la trasformazione delle cattedre da organico di fatto ad organico di diritto. Si tratta di uno stanziamento di 140 milioni nel 2017 e 400 milioni a decorrere dal 2018. Nel testo della Legge di Bilancio non si danno i numeri delle cattedre da trasformare, compito che era stato assegnato ad un emendamento firmato PD che determinava in 20mila cattedre ordinarie e 5mila di sostegno. Adesso l’emendamento non potrà essere ripresentato come promesso dalla Maggioranza durante i lavori parlamentari e la decisione finale di quante cattedre trasformare dipenderà dal Ministero dell’Economia che aveva ipotizzato un massimo di 10mila nuovi posti.
Altro emendamento che era stato ritirato per ripresentarlo in Senato riguardava la deroga del vincolo triennale per la mobilità che avrebbe agevolato molti docenti per ritornare nelle proprie regioni d’origine e che avrebbero trovato più posti grazie all’aumento delle cattedre in organico di diritto.
Per quanto riguarda i finanziamenti alle deleghe, esse saranno approvate insieme alla Legge di Bilancio, ma appare chiaro che sarà difficile, se non impossibile, realizzarle prima della scadenza prevista dalla riforma per il 16 di gennaio.
Cosa accadrà alla promessa del Premier di consentire alle docenti precarie di usufruire dell’aumento dei posti derivanti dalla riforma 0-6 per le assunzioni?
Ricordiamo, infatti, che Renzi ha promesso una soluzione indipendentemente dal risultato referendario.
Vedremo se si è trattato di promesse condizionate dal risultato referendario o saranno effettivamente mantenute.
Fonte: www.orizzontescuola.it