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UNICOBAS CIB: contratto, chiuso “l’accordo scandalo”

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inglese2Bugie sugli 85 euro: si tratta di 45 euro netti medi, ma solo a fine 2018, che poi sono 25 per gli ata (direttore dei servizi escluso),

35 per Infanzia e Primaria, 45 per i docenti di scuola Media e 55 per la scuola Superiore di secondo grado. NEPPURE UN

DECIMO del potere d’acquisto mensile perso con circa 10 anni di blocco contrattuale.

Una cifra del genere avrebbero dovuto darcela negli anni scorsi solo come indennità di vacanza contrattuale (nulla quindi a che

fare con un vero rinnovo contrattuale).
Poi la tranche discrezionale LEGATA ALLA PRESENZA, che penalizza chi si ammala, è DAVVERO DISGUSTOSA.universitc3a02

La FIRMA di questo ‘accordo’ (perché non si tratta neppure di una vera intesa, visto che non c’è nessun contratto per nessun

comparto e che il governo potrà per ora disattenderla a piacimento in quanto legata soprattutto alle leggi di stabilità dei prossimi

anni) IN CHIUSURA DELLA CAMPAGNA REFERENDARIA è DAVVERO UN BEL REGALO A RENZI, fornito in extremis

SENZA CONTROPARTITA.
Anzi, nella Scuola, l’aiuto al governo è DOPPIO: va infatti analizzata a fondo sino a che punto s’è spinto il placet delle

ORGANIZZAZIONI SINDACALI FIRMATARIE sull’applicazione della Cattiva Scuola, in particolare in materia di bonus

‘premiale’, poteri discrezionali del dirigente-padrone, demansionamento, chiamata diretta, ambiti, mancate assunzioni, titolarità

(perduta) e test Invalsi.

Vedremo se Gilda e Snals se la sentiranno di siglare al buio, nello specifico Scuola, un accordo siffatto.

 

 

 

Ma ci dicono entusiasti che sarà 3 volte Natale… Perfettamente in linea con le bugie sulla riforma costituzionale.
Bugie sui ‘risparmi’, che sono di circa 50 milioni in tutto, a fronte di una crescita delle spese (anche solo per i trasporti e le diarie

aggiuntive) a vantaggio dei neo-senatori-sindaci e consiglieri regionali con immunità.
Bugie sull’elezione diretta dei senatori, millantata con delega in bianco, quando la proposta di legge del PD parla espressamente

di scelta autonoma dentro i parlamentini regionali.
Bugie sulla futura ‘stabilità di governo’, quando il nuovo Senato (che potrà comunque richiamare le leggi votate dalla Camera ed

allungare l’iter di almeno un mese) avrà perenni ‘porte girevoli’ a seconda delle differenziate scadenze elettorali degli Enti Locali

(e non sarà mai al completo, anche perché non potrà contenere i deputati regionali delle regioni autonome, incompatibili).

Bugie sulla ‘riduzione’ della casta, visto che non solo il Senato verrebbe riempito di nominati che si autoscelgono, ma anche la

Camera sarà occupata manu militari dai partiti, non solo con i capolista bloccati, ma grazie alla facoltà degli stessi di candidarsi in

10 collegi e di cedere il seggio al secondo in lista, che avrebbe il posto assicurato anche con un numero di preferenze inferiori al

terzo.
Bugie sulla democrazia perché, con l’Italicum, il partito che prendesse anche un solo voto più degli altri avrebbe la maggioranza

dei seggi in Parlamento, eleggerebbe da solo il futuro presidente della Repubblica (perché basta la maggioranza semplice) ed i

membri della Corte Costituzionale, dei ‘contrappesi’ e delle istituzioni di controllo, il tutto magari con un 30% dei voti validi

(contro il 29% del secondo partito votato) anche a fronte di un’affluenza al voto pari al 50%, E QUINDI CON IL SOLO

SOSTEGNO DEL 15% DELL’ELETTORATO.
Bugie sul referendum propositivo (peraltro con 800.000 firme anziché 500.000), rinviato ad una incerta legge applicativa, che

potremo attendere anche 20 anni (come successo dal 1948 agli anni ‘70 per i regolamenti del referendum abrogativo).
Bugie sull’obbligo di disporre la discussione delle leggi di iniziativa popolare (peraltro con 150.000 firme anziché 50.000), perché

la norma applicativa è ridicolmente rinviata a dei meri ‘regolamenti parlamentari’.
Bugie sui quesiti, che avrebbero dovuto essere scorporati per non trarre in inganno l’elettorato, come sempre avvenuto per ogni

referendum abrogativo ed, a maggior ragione, avrebbe dovuto essere per una controriforma che tocca ben 47 articoli su 139, due

soli dei quali contengono 1263 vocaboli a fronte dei 1357 dell’intero testo del 1948.
Stefano d’Errico (Segretario Nazionale dell’Unicobas Scuola)

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