A poche ore dalla sottoscrizione del contratto della Pubblica Amministrazione, cominciano a serpeggiare le prime preoccupazioni. L’analisi di quanto avverrà dopo la firma è abbastanza chiara, anche se nascosta sotto un mare di dichiarazioni di facciata. In sintesi: il contratto parla di un aumento medio di 85 euro, ma le risorse non si ritrovano nel bilancio appena varato pe ril 2017. Come spiega Rino di Meglio della Gilda ” Le risorse stanziate fino ad oggi dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017 ammontano a 1 miliardo e 250 milioni di euro, equivalenti a circa 30 euro lordi pro capite. Una cifra ben lontana dai 5 miliardi necessari per raggiungere gli 85 euro sbandierati dal Governo. La differenza andrà evidentemente reperita nella legge di Bilancio 2018″. Quindi non ci si potrà attendere emolto per il prossimo anno. Lo stesso contratto è imperniato su di una serie di variabili, come quella legata al numero di presenze. In nuce una sorta di premio di produttività, che gli insegnanti già subiscono attraverso il famoso Bonus merito. Bonus, tra l’altro, che non è stato ancora distribuito nella sua interezza, anche per mancanza di fondi presso il Miur. Di positivo c’è che l’aumento, che andrà a regime forse entro tre anni, non penalizza gli stipendi più bassi che, anzi, dovrebbero ottenere i rialzi più significativi e si sommerà al Bonus Renzi senza intaccare la busta paga.In poche parole, contratto firmato: dal prossimo anno pochi euro di aumento e più potere ai dirigenti scolastici.
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