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Giannini: sulla mobilità del 2017 saremo pronti in primavera. I sindacati: in primavera saremo in tribunale

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la-buona-scuola2-300x288www.oggiscuola.it – Mobilità docenti, il ministro gioca d’anticipo e annuncia che le operazioni si chiuderanno in primavera. Sempre che il contenzioso aperto si chiuda in maniera positiva. Perché come hanno ricordato  i sindacati pendono dinanzi ai giudici tre ricorsi che vertono proprio sulla mobilità e che potrebbero bloccare gli intendimenti del ministro. D’altronde non era stata proprio la Giannini a dichiarare che i problemi della Buona Scuola derivavano dai giudici e non da errori di valutazioni del Miur?

Ma cosa accadrà allora in primavera? per il ministro le operazioni saranno in primavera in modo da arrivare a settembre con le carte già in regola. Questo sulla scorta degli incontri avuti con i sindacati nelle scrose settimane. Sindacati che, a dire il vero,  hanno più volte avanzato la richiesta di rifacimento delle operazioni di mobilità per ripristinare i diritti del personale, lesi dall’errata applicazione del Contratto della mobilità del decorso anno scolastico.

A tal fine sono stati presentati tre ricorsi :

1) al Tar Lazio avverso il diniego del Miur all’accesso agli atti, ovvero per non aver fornito una risposta adeguata alla richiesta presentata per conoscere gli atti da cui poter evincere la procedura (l’algoritmo) in base alla quale il Miur ha effettuato le operazioni di mobilità dei docenti per l’a.s. 2016/17;

2) al giudice del lavoro, chiedendo che sia accertata e dichiarata l’inadempienza e la violazione da parte del Miur degli obblighi scaturenti dal CCNI in materia di mobilità, non avendo effettuato le procedure dei trasferimenti così come fissate nel contratto integrativo sottoscritto;

3) ancora al Tar Lazio, per chiedere l’annullamento degli esiti delle procedure di mobilità dei docenti al fine di ripristinare la certezza del diritto e il rispetto dei criteri stabiliti nell’accordo contrattuale sottoscritto.

Insomma il ministro è ottimista, i sindacati un po’ meno. La parola torna come spesso accade ai giudici.

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