www.orizzontescuola.it – Abuso dei contratti a termine nella scuola, siamo al traguardo. Forse. Dopo un lungo percorso giudiziario avviato dai precari, docenti e Ata, a cavallo del 2010, e che ha coinvolto le più alte istituzioni della giurisprudenza nazionale, costituzionale e sovranazionale, il 18 ottobre prossimo, in una giornata dedicata esclusivamente al tema, si terranno alcune decine di udienze presso la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione che potrebbe scrivere la parola fine alla vicenda. Potrebbe.
Già, perché il mancato coinvolgimento del personale Ata e dei docenti iscritti nelle graduatorie d’istituto nel piano straordinario di assunzioni 2015 potrebbe tenere aperta la partita giudiziaria ancora a lungo. Ma andiamo con ordine.
Tre mesi orsono, il 20 luglio 2016 era stata la volta della Corte Costituzionale che con una sentenza attesa da anni aveva tracciato una linea interpretativa discutibile ma al contempo chiara della sentenza della Corte di Giustizia delle Comunità Europee, a propria volta emessa il 26 novembre 2014. La Consulta, confermando la linea comunitaria, ha dichiarato l’illegittimità della normativa che disciplina le supplenze del personale docente e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nella parte in cui “autorizza, in violazione della normativa comunitaria, il rinnovo potenzialmente illimitato di contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili di docenti nonché di personale Ata, senza che ragioni obiettive lo giustifichino”.
Ma allo stesso tempo è giunta alla conclusione che “per quanto riguarda i docenti, il programma straordinario di assunzione attraverso o lo scorrimento della graduatoria o concorsi riservati costituisca quella misura adeguata che la Corte di Giustizia europea ritiene indispensabile”.
Per quanto concerne invece il personale Ata, in mancanza di un analogo intervento straordinario, non rimane che il risarcimento del danno, risarcimento del resto espressamente preso in considerazione dalla Legge 107.
Dopo la sentenza estiva della Consulta, sembrava che, almeno con riferimento alle posizioni più chiare, i processi, sospesi in attesa di conoscere l’indirizzo costituzionale, potessero ripartire e che, con la ripartenza, tanti precari, molti dei quali intanto assunti in ruolo, potessero trovare il giusto ristoro in un equo risarcimento dei danni subiti e nella ricostruzione della carriera con il riconoscimento degli scatti maturati nel periodo di preruolo.
E invece la Cassazione, presso la quale intanto erano finite oltre un centinaio di vertenze licenziate da Tribunali e Corti d’Appello, ha inviato di recente una nota ufficiale ai giudici nazionali affinché non si pronuncino prima che lo abbia fatto essa stessa, appunto il 18 ottobre prossimo, in relazione ai precari, docenti e Ata, protagonisti dei processi finiti presso la Suprema Corte.
Quest’ultima, oltre a decidere le singole questioni in via definitiva, è chiamata infatti a tracciare un indirizzo giurisprudenziale al quale i giudici di merito sono invitati ad uniformarsi.
Insomma, da martedì prossimo Tribunali e Corti d’Appello potranno finalmente avviare a sentenza i processi pendenti.
Processi che, come ci ricorda oggi l’avvocato Walter Miceli, legale dell’Anief, che nel 2010 avviò la campagna nazionale per le vertenze sul tema, hanno coinvolto lavoratori allora precari e che nel frattempo si trovano in situazioni modificate: lavoratori intanto assunti a tempo indeterminato, alcuni prima altri dopo la Legge 107 del 2015, lavoratori rimasti precari, lavoratori che hanno ottenuto nel frattempo e in via provvisoria (e talvolta esecutiva) dai giudici di merito questa o quella forma di risarcimento del danno o entità diverse di riconoscimento della carriera pregressa.
Avvocato Walter Miceli, quali sono le domande alle quali la Cassazione dovrà dare una risposta il 18 ottobre 2016?
“La prima questione che la Cassazione è chiamata a risolvere è la seguente: agli insegnanti che per anni sono stati abusati con reiterati contratti a termine in assenza di ragioni sostitutive, e che poi sono stati assunti a tempo indeterminato, spetta o no un risarcimento dei danni e/o la retrodatazione dell’immissione in ruolo? Occorre precisare in proposito che i casi che saranno decisi dalla Cassazione riguardano insegnanti assunti a tempo indeterminato dopo il deposito del ricorso davanti al Giudice del Lavoro e prima del varo della legge n. 107/2015. Secondo i difensori degli insegnati, la reiterazione illegittima ed abusiva dei contratti a termine protrattasi per molti anni non può dirsi ‘sanata’ retroattivamente dal piano straordinario di immissione in ruolo. L’illegittimità della reiterata assunzione a tempo determinato, infatti, risulta puntualmente accertata dal paragrafo 120 della sentenza ‘Mascolo’, in cui la Corte di giustizia individua come illegittimo proprio il ricorso ai contratti a termine nel tempo nell’attesa – protrattasi per ben dieci anni – dell’espletamento delle procedure concorsuali”.
La seconda questione.
“Spettano o no ai docenti precari gli scatti di anzianità? E, una volta assunti, hanno o no diritto a farsi riconoscere tutto il servizio preruolo? Ma poi c’è un colpo di scena”.
Quale?
“Mi riferisco agli Ata. Come è noto, gli Ata sono stati esclusi dal piano straordinario di assunzioni. Per gli Ata, dunque, la partita è ancora tutta aperta: si tratterà di capire se, per loro, il semplice risarcimento del danno possa considerarsi una misura adeguata”.
Gli avvocati che cosa chiederanno per gli Ata?
“I legali chiederanno la loro assunzione in ruolo. Mi permetta di segnalare un paradosso. La procedura di infrazione presso la Commissione Europea era stata aperta proprio per la vicenda degli Ata grazie all’intervento della parlamentare Ue, Rita Borsellino. Ma paradossalmente gli Ata non hanno ricevuto finora alcun beneficio da quell’azione. E allora dico che, per gli ATA, c’è ancora spazio per un serio approfondimento da parte della magistratura”.
Per questo l’udienza del 18 ottobre potrebbe non scrivere la parola fine?
“Anche per questo. Questa sentenza rischia di essere interlocutoria anche perché la Cassazione si occuperà solo di due categorie di lavoratori: i docenti delle Gae, già assunti a tempo indeterminato, e gli Ata. La Cassazione, invece, non si occuperà dei docenti inseriti nelle graduatorie d’istituto ed esclusi dal piano straordinario di assunzione. I processi che riguardano i docenti delle graduatorie d’istituto, infatti, sono appena iniziati e, quindi, non sono ancora approdati in Cassazione. La Corte Costituzionale, invero, ha detto che la sanzione più opportuna, per i precari sfruttati, consiste nella stabilizzazione. Ma i docenti inseriti nelle graduatorie d’istituto non hanno potuto partecipare al piano di stabilizzazione nonostante siano stati utilizzati per anni e anni alle dipendenze del Miur. Su questo tema la magistratura del lavoro non si è ancora espressa”.
Nel frattempo, però, il governo ha annunciato piani straordinari di assunzione per docenti iscritti nelle graduatorie di istituto.
“Questo vuol dire che non è vero che i ricorsi non servono. Vuol dire semmai che i ricorsi sono serviti a mettere la politica alle strette”.
Le cronache di queste settimane lasciano intendere che le condizioni del precariato non sono state superate.
“Tutt’altro. La scuola sta vivendo una stagione intensa di precariato: i precari sono tantissimi, si stima oltre centomila, e i docenti di ruolo sono a loro volta diventati precari per via della mobilità. A pagare sono soprattutto gli alunni disabili che, alla fine del mese di ottobre, sono ancora senza l’insegnante di sostegno. La situazione non è mai stata tanto disastrosa. Del resto non si poteva pensare che gente vicina ai 50 anni, che s’è vista spezzare da un giorno all’altro i legami familiari per via di una mobilità forzata, non chiedesse l’assegnazione provvisoria. Così succede che, da un lato, si lasciano vuoti tanti posti al Nord perché i titolari hanno ottenuto l’assegnazione nelle province del sud. Dall’altro lato, il docente in assegnazione provvisoria al sud non si radica nella scuola di titolarità, ma resta in una sosta di limbo di incertezza. Un disastro”.
Tutto questo come si intreccia con la vicenda giudiziaria?
“Finché non ci sarà una risposta adeguata, con la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto – con conseguente disponibilità di nuovi posti vacanti per la mobilità – e utilizzando anche i docenti delle graduatorie di istituto per le future assunzioni, continueranno i ricorsi. La politica non può a lungo ignorare la domanda di giustizia proveniente dai docenti inseriti nelle graduatorie d’istituto che insegnano ininterrottamente dal 2007, anno in cui furono chiuse le Gae”.
Torniamo all’udienza di martedì 18 ottobre. La sentenza della Cassazione quando sarà emessa?
“In tempi molto rapidi. Poi riprenderanno i processi per i precari esclusi dal piano di stabilizzazione. Ma anche i docenti di ruolo continueranno le azioni giudiziarie per ottenere l’integrale valutazione del servizio preruolo. Ecco perché sono convinto che la sentenza della Cassazione non chiuderà la partita giudiziaria avviata dai docenti nel lontano 2010. A meno che la politica non sappia trovare le giuste risposte per le tante ingiustizie che attraversano il mondo della scuola…ma ne dubito”.