In questi mesi la FLC CGIL è impegnata in una battaglia legale finalizzata ad annullare il blocco degli stipendi voluto dal governo Berlusconi, cofermato dal governo Monti e riaffermato dal governo Renzi. Le ricadute economiche sui dipendenti sono enormi, in questi anni lo abbiamo denunciato in diversi articoli, ma con la scusa della crisi abbiamo visto le remunerazioni dei funzionari e dei politici aumentare mentre quelle degli statali ferme dal 2006.
Adesso anche la corte d’Appello ha riconosciuto le buone ragioni del sindacato e respinte quelle del governo. Di seguito il comunicato.
Anche la Corte d’Appello di Roma ha riconosciuto, come il Tribunale, le buone ragioni sostenute dalla FLC CGIL a proposito della contrattazione collettiva per la scuola, l’università, la ricerca e gli istituti AFAM. Con la sentenza del Tribunale capitolino è stato ordinato espressamente all’Amministrazione di dare avvio “senza ritardo” al procedimento di contrattazione collettiva.
Le argomentazioni dell’Amministrazione, che ha richiesto non solo l’annullamento ma anche la sospensione della sentenza, risiederebbero nel pericolo che i lavoratori del comparto della conoscenza, potrebbero, sulla base della precedente sentenza del Tribunale di Roma, adire l’autorità giudiziaria con richieste di tipo risarcitorio.
È esattamente quel che vogliamo, che i lavoratori siano risarciti del maltolto. Ed è bene che ciò avvenga attraverso la contrattazione collettiva, subito. Senza cincischiamenti e stiracchiate teorie, che certo non possono ribaltare quanto ha sancito la Corte costituzionale: la contrattazione va riattivata per tutti i settori pubblici. Soprattutto, aggiungiamo noi, dal momento che ormai è stato firmato l’Accordo sui Comparti pubblici, la cui mancata sottoscrizione era l’ultimo alibi del governo per rinnovare i Contratti.
Le ragioni dello sciopero del 20 maggio dei settori Istruzione, università, ricerca e istituti Afam si rafforzano di ora in ora.