Loro stessi si erano definiti “deportati” perchè “costretti” a prendere la valigia e spostarsi a oltre 1000 chilometri da casa per ottenere finalmente il ruolo. Dopo un anno di servizio adesso le carte saranno nuovamente rimescolate e dopo un anno passato lontano dalle loro famiglie e abitudini rischiano di rimanere ancora in “esilio”. Tuttavia – molti precari – fanno sapere che vorrebbero trovarsi nella loro stessa situazione, infatti per loro il futuro potrebbe essere ancora più buio, lontani da casa e senza una minima certezza lavorativa. Di seguito riportiamo l’articolo del Corriere della Sera che ha raccontato la situazione dei proff. “esiliati”.
I professori con la valigia, i deportati, e ora gli esiliati: i professori assunti con la fase B della Buona scuola non trovano pace. A pochi giorni dalla chiusura dell’accordo per la mobilità con il ministero dell’Istruzione, lanciano un hashtag, #8000 esiliati fase B, per ricordare al mondo che esistono, e che dopo aver sacrificato per un anno intero famiglia, affetti, abitudini (e buona parte dello stipendio), trasferendosi in un’altra regione per insegnare, adesso sono punto e a capo. Le fasi della mobilità, faticosamente chiuse con un accordo tra sindacati e ministero, infatti, li vedono praticamente ultimi a scegliere. I primi a poter esprimere le proprie preferenze per spostarsi saranno i vecchi assunti, quelli che insegnavano con un contratto a tempo indeterminato fin dall’anno scolastico 2014-2015, e che l’anno scorso furono «immobilizzati» per dare posto alle nuove assunzioni. I secondi insegnanti che potranno cercare di ottenere, in base a punteggi e posti disponibili, un trasferimento, saranno gli assunti nella fase 0 e A. Sono quelli che si trovavano nelle prime fasce delle graduatorie ad esaurimento e delle graduatorie del concorso Profumo, e che quindi hanno avuto per lo più la possibilità di rimanere nella propria sede. Solo per ultime, verranno prese in considerazione le richieste dei prof della fase B, che invece speravano di poter rientrare dopo un anno di sacrifici.
La rabbia su Twitter
«Docenti fase B Gae esiliati a 1000 km da casa. Rimediate a tutto ciò!», scrive Gianni Fontanarosa. «Una vergogna tutta italiana. Voglio tornare a insegnare dove ho sempre lavorato: in Sicilia e non in Veneto», twitta Elina. E fra di loro ci sono anche migliaia di insegnanti che non sono mai partiti, che hanno optato per la supplenza annuale, e che in cuor loro speravano di poter evitare il trasferimento. Ma per il prossimo anno questa opzione non ci sarà più, e anche a loro probabilmente toccherà fare le valigie. «Sono stati i più discriminati del piano di assunzioni», conferma Pino Turi, della Uila scuola, l’unico dei sindacati che ha fatto mettere una nota a verbale a margine dell’accordo col Miur per sottolineare la posizione disagiata dei prof della fase B. «Nonostante avessero più punti e più titoli di altri, sono stati costretti a trasferirsi d’ufficio per essere assunti. Non chiedevamo niente di speciale: solo che venissero considerati alla pari di tutti gli altri, e che potessero concorrere ai posti, nella mobilità, insieme a quelli della prima fase, ma anche insieme a quelli della fase C». Ai prof dell’organico di potenziamento, infatti, è toccata una sorte migliore: è vero che non ricoprono incarichi su cattedra, e che quindi vengono visti apparentemente come professori meno prestigiosi, perché sballottati su diverse ore e progetti. Ma in realtà loro hanno potuto scegliere la provincia di residenza, perché non erano legati al vincolo del posto libero da dover occupare. «Un’ingiustizia palese- incalza Turi – come se si usassero due pesi e due misure. Teoricamente i prof della fase B avevano più chance di quelli della fase C, e invece la loro posizione in graduatoria li ha penalizzati».