FONTE: www.latecnicadellascuola.it – Continua a far discutere la soluzione raggiunta tra Miur e sindacati sulla mobilità del 2016.
In particolare, sta creando malumori la scelta di far finire negli ambiti territoriali solo una parte dei docenti assunti con la riforma Renzi-Giannini.
Ad alzare la voce in questi ultimi giorni, duranti i quali si sta definendo la sequenza contrattuale che gestirà la complessa macchina organizzativo dei trasferimenti, delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie, sono stati molti degli oltre 55mila neo-assunti delle fasi B e C. Tanti di loro quest’anno sono stati “graziati” dal trasferimento fuori provincia, continuando a lavorare sulla supplenza annuale. Ma a luglio o a settembre già sanno che il loro destino è altrove. E con la mobilità straordinaria la situazione difficilmente potrebbe cambiare.
Alcuni di loro parlano di diabolico piano del governo. C’è chi già prefigura che non pochi di questi insegnanti, viste le difficoltà logistiche ed economiche ed affettive che si determineranno degli spostamenti forzati lontani a casa, alla fine potrebbero anche lasciare il ruolo.
Per capirne di più, ne abbiamo parlato con Ermanno Infantino, il fondatore palermitano del gruppo “GaE fase B e C coordinamento nazionale nuovi assunti e familiari” e marito di una delle tante docenti che con i trasferimenti del prossimo anno rischiano di essere spediti in una sede a centinaia di chilometri da casa
Infantino, perché le proteste dei neo-assunti con le fasi B e C della Buona Scuola stanno lievitando?
Perché nonostante sia stato previsto un piano di immissione in ruolo con le varie fasi, i docenti assunti con il piano B e C della Buona Scuola non possono usufruire di tutti i vari spostamenti previsti del pre-accordo sulla mobilità dei prossimi mesi. Se non dopo la prima fase. Quando potrebbe essere troppo tardi. Eppure, tale regola non viene applicata per la fase 0, A e da chi è stato assunto da Graduatoria di merito.
Però quando questi aspiranti docenti sono stati assunti sapevano o no a cosa andavano incontro?
Si, eravamo molto consapevoli dei rischi che si correvano. Solo che in tantissimi casi lo scaglionare delle disponibilità dei posti non ha permesso di usufruire della classe di concorso o del posto di sostegno a cui si aspirava e di cui si era fatta espressamente richiesta al momento della domanda. La poca chiarezza sull’algoritmo e la mancanza di una graduatoria nazionale non ha poi permesso comunque di avere chiarezza sulla procedura.
Però il comma 73 della Legge 107/15 parla chiaro: dice che “dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”: come la mettiamo?
Io dico che qualora ci si dovesse attenere al comma 73 della legge 107/15, mi si spiega per quale motivo tutti coloro che rientrano nelle altre fasi di mobilità non sono allora soggetti agli ambiti territoriali?
Lo sa che ci sono circa 8mila docenti che per evitare di trovarsi in questa situazione hanno deciso di non accettare l’immissione in ruolo? E sa anche che una parte di loro sono non abilitati ma idonei dei vecchi concorsi che una volta resi pubblici i nomi dei vincitori del nuovo bando rischiano di ritrovarsi senza nulla in mano?
Credo che loro scelta sia stata molto personale. E non posso entrare nel merito di quella scelta fatta dai colleghi. Posso supporre che, alla luce del quadro che si presentava, questi precari non abbiano fatto domanda perché avevano possibilità lavorative in altri settori. Oppure altre fonti di guadagno.
Lei dice di rappresentare il malessere di decine di migliaia di famiglie: quali iniziative avete in programma?
Prima di tutto cerchiamo di avere un dialogo civile con il Miur, il quale in più occasioni ha anche ammesso di aver fatto molti errori per la fretta di procedere. Ho fondato il gruppo per dare voce e cercare di rappresentare e riunire in un unico movimento nazionale tutti i neoassunti da GaE delle fasi B e C della riforma. Con tanto di familiari al seguito, confusi disorientati e terrorizzati dall’inevitabile divisione e rischio di frattura delle loro e nostre famiglie. Qualora non si abbia un riscontro alle nostre richieste, si procederà per via legale.