FONTE: www.professionistiscuola.it – Nell’ambito del percorso formativo del docente neoimmesso, dopo il bilancio delle competenze e ilpatto formativo, si apre il nucleo principale da realizzare durante l’anno di prova. E’ il Portfolio, che racchiude in sé sia i bilanci iniziali e finali, sia la parte più operativa e didattica del lavoro.
La parte centrale del portfolio infatti è dedicata al Peer to Peer. E’ un’attività sul campo, che permette a docente e tutor di progettare, osservarsi in situazione e poi rimettere in chiaro quanto è scaturito dal reciproco scambio di buone pratiche.
Il PTP si articola in 4 fasi, scandite con chiarezza dal DM 850 e ancor più dalla circolare ministeriale del 5 novembre. L’approccio metodologico è quello della ricerca-formazione.
Si parte con un’azione progettuale in cui si analizzano gli input di partenza e la situazione della classe. Sempre durante la progettazione si scelgono gli obiettivi, la metodologia da applicare, le attività previste, gli strumenti di valutazione.
Nella progettazione sarebbe opportuno anche descrivere quale evoluzioni si ipotizza per l’azione didattica progettata e segnalare fin dall’inizio gli eventuali nodi problematici che potrebbero presentarsi. Questo processo di anticipazione consente all’insegnante di predisporre fin dall’inizio delle strategie di recupero.
La progettazione quindi si presenta quasi come una forma di simulazione, che sarà ancora più efficace se terrà conto delle modalità operative e delle relazioni presenti nella classe.
Quali situazioni di apprendimento è meglio osservare? Spiegazione, interrogazione, correzione di un elaborato scritto, valutazione di una performance, conversazione o discussione, ricerca in gruppo di tipo disciplinare, unità di apprendimento su una competenza trasversale, attività cooperativa, unità di apprendimento interdisciplinare, unità di apprendimento sull’inclusione. Naturalmente l’oggetto dell’osservazione può anche essere una parte di queste attività.
Quanto all’osservazione reciproca, sembra opportuno che in prima battuta sia il docente neoimmesso ad osservare il tutor. Non necessariamente l’argomento dell’attività deve essere il medesimo che verrà affrontato dal docente in prova. Quello che conta è stabilire in partenza cosa si andrà ad osservare: Strategie didattiche; Gestione della classe; Sostegno, Guida e Supporto; Clima di apprendimento. Il quadro che viene delineato combina sia comportamenti professionali salienti sia ingredienti di qualità che si riferiscono a quei comportamenti e per questo rappresenta uno strumento stimolante per l’autoesame degli insegnanti.
Le modalità di osservazione possono essere diverse. Si potrebbero strutturare più sequenze brevi (ad esempio esperienze della durata di un’ora a ruoli alternati), ma la durata potrebbe anche essere diversa, in base alle concrete situazioni. Per ognuna delle esperienze si dovranno indicare: definizione della situazione di apprendimento, descrittori osservati, giorno, ora di inizio e ora di fine. I ruoli nelle esperienze di osservazione in classe sono i seguenti:
Il tutor:
- in azione di insegnamento: esercita l’attività professionale concordata con attenzione ai descrittori previsti;
- nel ruolo di osservatore: annota punti deboli, punti forti, domande da porre e primi consigli da fornire al docente neoassunto.
Il docente neoassunto:
- in azione di insegnamento: esercita l’attività professionale concordata con attenzione ai descrittori previsti;
- nel ruolo di osservatore: annota gli elementi di qualità a lui ignoti riscontrati nell’attività del tutor, individua o fa ipotesi sul meccanismo che li ha prodotti, annota domande da porre al tutor, in seguito al confronto professionale che si instaura compie autovalutazione della propria azione didattica in termini di punti deboli e punti forti e di livello di soddisfazione.
Per l’osservazione può essere fornita una griglia direttamente da USP o DS (se non ce ne sarà una in piattaforma), oppure è possibile che in fase di progettazione siano i docenti stessi a concordare le modalità di segnalazione.
Infine, è prevista una riflessione post-azione. In essa si rileggono i materiali precedentemente elaborati in fase di progettazione e di azione e si individuano le differenze tra il progettato e l’agito. Anche se, come ben sappiamo, in didattica difficilmente l’azione realizzata è una mera messa in atto del progettato, cogliere le cause e gli eventi che hanno determinato le regolazioni in azione può essere utile per approfondire i motivi del mutamento, per comprendere a quali risorse professionali si è ricorsi per far fronte all’imprevisto, per annotare aspetti imprevisti delle strategie utilizzate, in altri termini per comprendere il proprio agire. Ogni riflessione sull’azione effettuata aiuta a chiarire e alimentare le proprie concettualizzazioni sulle strategie di lavoro e sui contenuti (dimensione produttiva) e a ripensare la propria traiettoria professionale personale (dimensione costruttiva).
Sarebbe opportuno inoltre svolgere le osservazioni in due momenti distinti: nella fase iniziale del percorso formativo e nella fase finale; il confronto tra le due esperienze permetterà di cogliere l’impatto che le singole esperienze vissute nell’ambito della formazione (laboratori, incontri frontali) e dell’azione in aula (gestite individualmente), rivisitate alla luce della propria riflessione e dei suggerimenti del tutor, hanno prodotto in termini di cambiamento di pensiero, di conoscenza, di competenza.
Infine, è bene ricordare che le attività svolte dal docente neoimmesso nel PTP vanno documentate e inserite nella piattaforma. Si richiede di descrivere l’azione con materiali documentali quali
- i materiali predisposti dal docente (schede, slide, video, immagini, fotocopie di testi),
- i materiali elaborati dagli studenti durante e dopo la sessione di lavoro,
- i video o le immagini riprese durante le attività (sempre che si disponga della liberatoria dei genitori e siano rispettate tutte le norme sulla privacy),
- le osservazioni a caldo degli studenti, del tutor o del docente stesso.
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