Il presidente del Consiglio e la ministra Giannini illustrano il decreto approvato dal governo. E sottolineano i passi avanti fatti con la riforma. “Molto dipende dai presidi”
di CORRADO ZUNINO
FONTE: www.repubblica.it
Dice il presidente del Consiglio Matteo Renzi, perdendo la pazienza mentre risponde sugli esempi delle supplenze seriali che ancora si vedono nelle classi italiane, che ci vorranno tre anni “per avere una scuola normale”. La strada intrapresa, però, “è quella giusta, nessun governo ha mai fatto questi investimenti sull’istruzione”. Dice ancora il premier: “Noi blairiani vogliamo education, education, education, che in italiano si traduce futuro: due anni fa nessuno avrebbe scommesso su una riforma che sta chiudendo il precariato e le graduatorie, ma noi procediamo come treni”. Sottolinea la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini: “Le riforme non si fanno schiacciando un bottone, dobbiamo chiedere ai dirigenti scolastici di assumersi le loro responsabilità per far sì che l’arma del potenziamento, l’inglese rafforzato, l’informatica alle elementari, diventi uno strumento potente”.
Il Consiglio dei ministri finito a mezzanotte e mezza ha restituito – tra le molte cose – un decreto sulla revisione delle classi di concorso (le materie) della scuola italiana e quindi ha messo in moto, di fatto, il concorso pubblico che dovrà portare 63.712 insegnanti in cattedra il prossimo settembre (per i maestri delle scuole elementari e dell’infanzia più probabilmente nel settembre 2017). Si sta definendo anche la data di pubblicazione del bando: prima settimana di febbraio, entro 16 giorni. Anzi, i bandi saranno tre: per la scuola media e superiore, per la primaria e l’infanzia, per il sostegno. I candidati saranno duecentomila, uno su tre avrà la cattedra. Un quarto dei quesiti della prova scritta (dovrebbe essere a giugno) saranno in lingua straniera, ricorda la Giannini. Cinquecento docenti andranno a insegnare l’italiano agli studenti stranieri che oggi, uno ogni dieci, sono nelle nostre scuole. Tra le 116 classi di concorso (erano 168) ora ci sono design e scienze scultoree: “Dopo otto anni abbiamo adeguato le materie da studiare ai tempi, formeremo una generazione di insegnanti di qualità”. Ancora Renzi: “Per noi sono il bene più prezioso”.
Il problema è che l’avvio della Buona scuola, i suoi primi quattro mesi, non sono così brillanti come le carte e le conferenze stampa raccontavano. I 55.528 insegnanti arrivati a dicembre con la fase del potenziamento più che potenziare l’offerta formativa stanno sostituendo chi non c’è. E la maledizione della “supplentite” italiana nell’anno scolastico 2015-2016 è persino più acuta, come dimostra la quotidianità di docenti sostituti continuamente, i cinque supplenti in quattro mesi su una sola classe segnalati in scuole del Nord-Est.
“So tutto”, taglia corto Renzi, “la Buona scuola andrà a regime nei prossimi mesi, ma tutto marcia. Non stiamo facendo errori e abbiamo investito molto sui dirigenti scolastici, l’autonomia dei singoli istituti è nelle loro mani”. Ancora: “Abbiamo assunto i precari dalle Gae e non dalle altre graduatorie perché questo era un loro diritto, per vent’anni non è stato rispettato. Oggi tutti sanno che, dopo questa fase speciale, entrare nella scuola non sarà più un diritto. Sarà una responsabilità, un dono, un’opportunità. Nella scuola ci abbiamo messo tanti soldi e con i 940 milioni che arriveranno dalla Bei continueremo nell’opera di riqualificazione degli edifici italiani. Ne sono certo, la scuola è ripartita”.
Toni che riecheggiano nelle parole della ministra Giannini: “Non solo il precariato è stato fermato, ma non si ricostituirà più. E le supplenze, lo dicono i dati, sono diminuite di un terzo. Serviranno anni, però,
affinché questo fenomeno si esaurisca. I tirocini per diventare insegnante si faranno soltanto dopo la scelta, fatta attraverso un concorso, di chi potrà fare l’insegnante. Questa novità sarà alla base della riforma dell’accesso alla professione”.