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In arrivo ottomila «animatori» per far decollare il digitale nelle scuole

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Nominati gli insegnanti esperti che avranno il compito di sviluppare l’innovazione della didattica. Saranno il punto di riferimento, ciascuno per il proprio istituto, per l’attuazione del Piano da un miliardo di euro

Fonte: corriere.it

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Sono tantissimi, quasi 8.500: uno per scuola. Donne, soprattutto (4.594, contro 3.709 uomini). Età media 45 anni, più numerosi in Lombardia e Campania (1.123 e 1.008) che nelle altre regioni. Docenti scelti, avranno il compito di guidare (per tre anni) gli istituti in cui lavorano nella cavalcata verso la digitalizzazione, promuovere progetti innovativi nelle aule, diffondere tra studenti (e famiglie) la cultura della sicurezza. Previsti dal Piano Nazionale Scuola Digitale – presentato a fine ottobre dal ministro Giannini per guidare il percorso di innovazione previsto nella riforma della Scuola – gli «animatori digitali» sono una novità in Italia e saranno il punto di riferimento, ciascuno per il proprio istituto, per l’attuazione del Piano da un miliardo di euro. Per sceglierli, è stata attivata una piattaforma online, nel mese di dicembre, mentre le scuole vivevano una sorta di festival dell’innovazione, organizzato per diffondere i contenuti del «prontuario della scuola tecnologica». Una settimana di appuntamenti con esperti e famiglie; visite nei laboratori e negli ambienti digitali; gare di robotica e coding fra i ragazzi; oltre al concorso #ilmioPNSD, che ha visto scuole e studenti competere, a suon di videoclip, nell’illustrare le attività realizzate nelle aule.

Innovazione

In dote, gli animatori digitali portano mille euro alla loro scuola. Serviranno per realizzare attività e progetti, iscriversi a concorsi, rispondere a bandi. Dovranno «tenere alta l’attenzione sui temi dell’innovazione», dice la normativa, in tre ambiti in particolare: formazione interna, coinvolgimento della comunità scolastica, creazione di soluzioni innovative. «Dovremo fare da traino, coinvolgere i colleghi, curare le scadenze di eventuali finanziamenti, creare reti, dentro e fuori la scuola, per crescere e per sfruttare le occasioni migliori», spiegaElena Pezzi, docente di lingue al liceo Laura Bassi di Bologna. Oggi, ufficialmente, «animatrice digitale» del liceo, spiega che in realtà ha svolto questo ruolo per anni, senza qualifiche o riconoscimenti: «A partire da quando, anni fa, ho contribuito a far allestire una Classe 2.0., con computer, tablet e Lim interattiva». Fino alla partecipazione ai progetti e ai gemellaggi tra scuole europee sulla piattaforma eTwinning: «Un’opportunità straordinaria per i miei studenti, che di routine imparano le lingue confrontandosi con coetanei di altri Paesi». Ora Elena potrà «contagiare» i colleghi, mostrando loro come utilizzare piattaforme ideate per la scuola, come Google for Education; li aiuterà a lavorare in maniera collaborativa con gli studenti, in rete. «E soprattutto mi darò da fare per insegnare un uso responsabile delle tecnologie, in maniera trasversale, dal concetto di identità digitale, alle azioni di contrasto al bullismo».

Identità professionale

«La scuola è fatta di persone che mettono a disposizione i propri talenti», sostiene Stefania Bassi, maestra elementare, che insegna da vent’anni. «Io avrei continuato comunque a fare quello che ho sempre fatto: dare consigli, aiutare colleghi a trovare contenuti in rete, collegare cavetti, programmare lezioni interattive», dice. «Un pomeriggio dopo l’orario di lavoro ha provato a spiegare alle colleghe cosa fosse il coding. Le ho fatte giocare, ho fatto provare loro a scrivere un programmino semplice. Erano intimorite, si sono divertite e alla fine hanno deciso di partecipare tutte all’”ora del codice”». Ora che è stata scelta come «animatore digitale» all’istituto comprensivo Carlo Alberto Dalla Chiesa di Roma, si sente «gratificata»: «Siamo abituati a cavarcela con le nostre forze, ma questo riconoscimento è importante, rinforza l’identità professionale», ammette.

Formazione

Figure «di sistema», dice la legge, agli animatori digitali non verrà chiesto un contributo di tipo tecnico (per questo il ministero ha previsto finanziamenti ad hoc), ma avranno un ruolo strategico nella diffusione dell’innovazione. E seguiranno corsi di formazione per i quali sono stati stanziati 850 mila euro, da ripartire a livello regionale. Intanto, sono stati individuate le scuole – i «Poli formativi» – che si occuperanno di svilupparne le competenze. La formazione dovrebbe partire a febbraio. Entro l’estate, poi, sarà avviata la prima esperienza di alta formazione digitale all’estero, presso i migliori centri e università del mondo, riservata a mille docenti e dirigenti scolastici con «forte propensione all’innovazione e alla cultura digitale».

 

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