Una trentina di insegnanti hanno contestato Stefania Giannini, a Milano, la sera del 4 settembre, mentre il ministro dell’Istruzione partecipava alla Festa Nazionale dell’Unità.
Subito dopo che il ministro ha detto che oggi è stato firmato il decreto alternanza scuola lavoro, uno dei docenti che fanno parte del comitato 3 ottobre – nato a Milano nel 2008 – ha gridato “questo è sfruttamento”. E non è stato l’unico momento in cui gli insegnanti, seduti tra il pubblico con in mano cartelli hanno gridato il loro dissenso urlando fra l’altro “dignità” e “lavoro”.
Con loro, i docenti hanno portato diversi cartelli: ‘Vogliamo assunzioni non propaganda’, ‘Forti e gentili sì, fessi no’, ‘Maestra licenziata dalla cattiva scuola’ e ‘Giannini dimettiti’ alcune delle scritte che hanno portato con se insieme ai volantini per dire “no alla Buona scuola di Renzi! Dobbiamo fermarli subito. Mobilitiamoci, non c’è tempo da perdere”. Su dei volantini, i contestatori hanno scritto: questa non è Buona Scuola, ma solo una pessima legge!
I docenti hanno raccontato anche ai cronisti le loro vicissitudini professionali: da chi non ha ancora percepito la disoccupazione a chi non ha ricevuto la convocazione per le supplenze nonostante battaglie al Tar e al Consiglio di Stato.
Di fronte alle contestazioni, il ministro ha difeso a spada tratta la riforma: “credo che questo generi un consenso più silenzioso e meno organizzato di quello che stasera abbiamo il piacere di ospitare”. Per poi aggiungere: sulla riforma “il tempo sarà galantuomo, lo dico a chi oggi contesta politiche che mettono al centro l’istruzione e danno strumenti concreti per il diritto allo studio”.
E ancora: “vedremo fra qualche anno e questi strumenti ribalteranno o meno le sorti di questo paese”. “Da nord a sud ho sentito sempre gli stessi slogan, che potevano essere di vent’anni fa, gli slogan andrebbero aggiornati con i contenuti di oggi e le famiglie lo capiscono”, ha concluso il contrariato ministro.