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No alla riforma nella metà delle scuole italiane

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E’ possibile che in almeno la metà delle scuole italiane la riforma non venga attuata.
E’ di questi giorni, infatti, il documento predisposto dai 5 sindacati rappresentativi con il quale si danno indicazioni precise ai docenti e al personale su come affrontare le novità più importanti della riforma.dirigente 1
Il documento si occupa soprattutto della questione del comitato di valutazione e del tema del “bonus” che i dirigenti scolastici dovrebbero attribuire ad una parte di docenti per valorizzarne il merito.
La “linea” suggerita dai sindacati è assolutamente chiara e inequivicabile: i comitati di valutazione dovranno occuparsi solo della valutazione dell’anno di prova dei docenti neo-assunti evitando il più possibie di entrare nel merito dei criteri ai quali i dirigenti dovranno attenersi per assegnare il compenso per la valorizzazione del merito.
I sindacati del comparto vanno anche oltre e sostengono che le modalità di attribuzione del compenso dovranno essere definite con la contrattazione di istituto.
E’ del tutto evidente che la “proposta” sindacale mira di fatto a svuotare completamente di significato una delle principali novità della riforma.
In realtà non sarà semplicissimo raggiungere questo obiettivo perchè del comitato di valutazione faranno parte non solo 3 insegnanti (2 scelti dal collegio e uno dal consiglio di istituto) ma anche il dirigente scolastico in funzione di presidente, 2 genitori e un esperto esterno.
Con questi numeri il dirigente potrebbe rappresentare l’ago della bilancia in più di una situazione.
Non bisogna però trascurare un altro fatto importante: il documento dei sindacati del comparto è rivolto a tutto il personale della scuola, dirigenti compresi. Ora, va detto che i dirigenti iscritti ai sindacati firmatari del documento sono più o meno 3.500 e cioè poco meno della metà del totale. Allo stato attuale c’è da pensare che i dirigenti iscritti ai sindacati del comparto non avranno difficoltà ad adeguarsi alle indicazioni sindacali. Il risultato sarà quindi inevitabile: nel 40-50% delle scuole italiane un pezzo importante della riforma non verrà attuato.

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