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Piano straordinario assunzioni: si faccia chiarezza sulle procedure della fase c). Non si può giocare sul futuro dei docenti precari

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Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

Da alcuni giorni il sottosegretario Faraone ed i suoi collaboratori rilasciano alla stampa interviste in cui descrivono le procedure della fase c) in maniera difforme da quanto contenuto nel bando del Ministero e previsto dallaslide legge 107/15, generando altro sconforto nei precari della scuola alle prese con una difficile scelta che vede in gioco il loro futuro lavorativo.
Se fossero vere queste anticipazioni ci troveremmo di fronte ad una sistema che garantisce la prima provincia scelta ad alcuni aspiranti, mentre a chi non riuscisse ad ottenerla, non garantirebbe neppure le successive, in quanto le stesse sarebbero già occupate da altri che le hanno indicate per prime pur avendo posizione inferiore in graduatoria. Abbiamo da subito segnalato l’anomalia della FAQ 22 e chiesto che fosse corretta nel senso indicato dalle norme.

Una cosa deve essere chiara: per la FLC CGIL il piano delle stabilizzazioni non deve arretraredi una unità rispetto a quanto previsto dalla legge, piuttosto avanzare là dove non ci sono aspiranti né nelle graduatorie del concorso né in quelle ad esaurimento.

Non vorremmo che la manfrina nata sulla fase c) fosse una retromarcia sull’impegno finanziario previsto dalla legge di stabilità per il 2015, anche con la scusa che le stabilizzazioni della fase c) arriveranno ad anno scolastico avviato.

La FLC CGIL da subito ha chiesto l’unificazione delle fasi b) e c) e il rispetto della ripartizione al 50% tra le procedure, per rispettare le posizioni nelle graduatorie di tutti gli aspiranti.

Crediamo che le regole con cui si gestirà la fase c) debbano essere note ufficialmente prima della scadenza della domanda, eventualmente prevedendone una proroga, per fornire a tutti gli aspiranti elementi certi per una scelta consapevole.

Le dichiarazioni estive di chi rappresenta per incarico istituzionale la scuola devono guardare agli interessi di chi ci lavora, garantendo la salvaguardia dei diritti e non propagandando un deleterio allarmismo presso chi da anni è in attesa di una dovuta stabilizzazione.

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