La legge ha vinto in Parlamento ma ha perso nelle piazze e se la democrazia si misura con i numeri, le centinaia di migliaia di italiani che si sono opposti sono senza dubbio di più di quei 277 parlamentari che l’hanno votata. Il provvedimento tuttavia rischia di nascere “morto”, sono migliaia già i precari che si apprestano a fare ricorso. I sindacati ripristineranno la democrazia nelle aule dei tribunali e quel PD autoritario sarà costretto a prenderne atto.
ROMA E’ il tempo il nuovo nemico della Buona Scuola. Approvata ieri, dopo mesi di proteste e manifestazioni, ora la riforma rischia di scontrarsi con le scadenze del calendario scolastico, alle quali anche il governo deve sottostare, se vuole che la tanto decantata – e osteggiata – rivoluzione abbia inizio, senza dare adito a ulteriori polemiche. Mentre la politica si prepara a lavorare sui decreti attuativi che dovranno seguire il testo, gli istituti si accingono a sostenere consistenti sforzi per tradurre nella pratica del lavoro giornaliero le innovazioni fissate in carta e inchiostro.
C’è circa un mese per ripensare la gestione sulla base delle risorse in arrivo. A scaglioni. I primi 36mila insegnanti stabilizzati saranno immessi in ruolo entro metà agosto. Altri undicimila a settembre. Fin qui i numeri garantiranno il turn-over, coprendo posti vacanti e disponibili. Il prossimo anno arriveranno ulteriori 55mila insegnanti – stavolta a chiamata diretta – per il cosiddetto organico funzionale. L’urgenza è per le prime nomine, da effettuare nelle prossime settimane. Agli uffici regionali il compito di individuare i docenti per le diverse realtà, sulla base delle vacanze indicate dagli istituti stessi, non necessariamente delle reali esigenze, che saranno prese in esame per la terza fase di assunzioni. La frammentazione delle immissioni in ruolo complica le dinamiche interne alle strutture, ma rischia pure di rendere critica l’applicazione della norma stessa.
LA MOBILITAZIONE
A mandare in tilt il sistema, fino a correre il stavolta a chiamata diretta – per il cosiddetto organico funzionale. L’urgenza è per le prime nomine, da effettuare nelle prossime settimane. Agli uffici regionali il compito di individuare i docenti per le diverse realtà, sulla base delle vacanze indicate dagli istituti stessi, non necessariamente delle reali esigenze, che saranno prese in esame per la terza fase di assunzioni. La frammentazione delle immissioni in ruolo complica le dinamiche interne alle strutture, ma rischia pure di rendere critica l’applicazione della norma stessa.
A mandare in tilt il sistema, fino a correre il rischio di paralizzarne alcune realtà, saranno migliaia di ricorsi, alcuni già presentati, altri annunciati, dagli insegnanti per chiedere l’inserimento nelle graduatorie o per ottenere la stabilizzazione e il risarcimento dei danni, senza dimenticare coloro che, avendo superato i tre anni consentiti per i contratti a tempo determinato, si vedranno negare le supplenze. E ancora, dagli idonei ai precedenti concorsi che sono rimasti esclusi dalle graduatorie ad esaurimento e da quelli che, per non perdere il ruolo, saranno costretti a trasferirsi in altre regioni. Si stima in circa cinquantamila il numero dei “primi” ricorsi.
A questi si aggiungeranno quelli per assegnazioni e posizioni nell’inevitabile confronto e scontro tra le nomine dei primi e dei secondi assunti, che, paradossalmente, potrebbe privilegiare gli ultimi arrivati, scelti per curriculum. E qui il sospetto del paventato clientelismo, strillato a gran voce dai docenti nelle piazze, rischia di armare numerose cause più o meno motivate. Sono gli stessi presidi a invitare i professori a rivolgersi alla magistratura nel caso di dubbi, fondati si intende. I sindacati dei docenti hanno annunciato per settembre la “Stalingrado della Buona Scuola”. Altro problema rischia di essere quello del merito, almeno nella composizione del Comitato di Valutazione. Gli studenti si rifiutano di dare il voto ai professori e annunciano mobilitazione. Se pure dovessero adottare posizioni più miti, a complicare la questione sarà l’individuazione dei membri esterni. E quando l’abitudine avrà rimesso “in ordine” le scuole, bisognerà affrontare nuovi cambiamenti. Questi primi mesi saranno di transizione, il prossimo anno bisognerà fare i conti con la “vera” riforma.