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Con la riforma i presidi si trasformeranno in maghi: per ridurre le classi numerose, aumenteranno gli alunni di altre classi

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Anief – Altro che “Buona Scuola”: ogni giorno che passa, dagli oltre 200 commi del disegno di legge n. 1934 approvato al Senato la scorsa settimana, spuntano incongruenze, norme illegittime e orientate al risparmio.

Tra queste, figura senz’altro il comma n. 83, che dà facoltà al dirigente scolastico, “nell’ambito dell’organico banner_scuola_digitaledell’autonomia assegnato e delle risorse, anche logistiche, disponibili”, di ridurre “il numero di alunni e di studenti per classe rispetto a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, allo scopo di migliorare la qualità didattica anche in rapporto alle esigenze formative degli alunni con disabilità”.

Sin qui, nulla da eccepire: la riduzione del numero di alunni per classe è un obiettivo fondamentale per migliorare la didattica, soprattutto laddove sono presenti allievi in numero maggiore ai tetti stabiliti sia per favorire il diritto di studio, sia per attenersi alle norme sulla sicurezza. Con stupore, però, l scopriamo che “la possibilità di ridurre il numero degli alunni per classe dovrà, parimenti, nel rispetto del limite sulla dotazione organica prevista, comportare un aumento di tale limite nelle altre classi”. In pratica, una eventuale riduzione di alunni, verrà compensata con un incremento di altri alunni in classi diverse.

Alla stampa specializzata il particolare, introdotto con la relazione a supporto del disegno di legge, non è sfuggita:  ci troviamo davanti ad “un’operazione da “abracadabra” per l’impossibilità di produrre “un aumento di organico. Cambiando il numero degli addendi il risultato non cambia”.

La norma, senza paletti, sarebbe stata davvero utile. Perché oggi ci sono centinaia e centinaia di classi che superano i parametri massimi di presenza di alunni per classe, innalzati dal Miur nel 2009: 29 nella scuola dell’infanzia, 27 nella primaria, 28 alle medie e 30 nelle scuole superiori. In presenza di alunni disabili non gravi si scende a 25 (che è anche il limite massimo previsto per legge per prevenire infortuni e incendi); se invece la disabilità è grave il tetto massimo di allievi per classe diventa quota 20. Il fenomeno del mancato rispetto di tali parametri è tutt’altro che residuale: le ultime indagini indicano una presenza media nazionale del 9 per cento di classi over size.

“La decisione del legislatore di vincolare la riduzione di alunni incrementandone in altre classi, salvaguardando ancora una volta i conti pubblici a discapito del diritto allo studio e alla sicurezza, – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ci lascia a dir poco perplessi. Perché in Parlamento, anche nel corso di questa legislatura, conoscono bene il problema, sia a livello di sicurezza sia di mancato profitto scolastico. Ricordiamo che, lo scorso anno, la Commissione Istruzione del Senato ha approvato una apposita risoluzione del Movimento 5 Stelle, che impegnava il Governo a ridurre il numero di alunni per classe e ad assegnare i docenti di sostegno senza vincoli numerici”.

“Quella mozione – continua Pacifico – doveva rappresentare un primo importante passo per rivedere alcuni dei parametri, contrassegnati da mere esigenze di bilancio, introdotti nel corso della gestione del Miur da parte dell’ex ministro Gelmini e che hanno condotto molte delle nostre scuole verso un’involuzione qualitativa della loro offerta formativa. Oltre che verso il sistematico calpestamento del diritto all’istruzione, costituzionalmente protetto. Avere un numero congruo di allievi per classe, inoltre, facilita anche i processi di integrazione e di inclusione. Ad iniziare dagli alunni disabili.

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