DOCUMENTO DELL’ISTITUTO Comprensivo “De Cillis” di Rosolini
DDL sulla scuola del Governo RENZI
Il Collegio dei Docenti, riunitosi in data 30.06. 2015, esprime il proprio netto dissenso nei confronti del DDL 2994 sulla scuola attualmente in discussione in Parlamento.
Un paese civile che ha a cuore il futuro della società investe nella scuola pubblica quale motore di uno Stato che persegue il bene superiore dello sviluppo culturale e sociale e non può limitarsi ad applicare regole aziendalistiche che sono volte al raggiungimento di un utile.
L’obiettivo di riformare l’insegnamento e l’istruzione del sistema scolastico italiano, finalizzato al perseguimento di livelli più alti di qualità, condivisibile sul piano teorico, pone preliminarmente la questione della sua traduzione in termini pratici: passaggio sempre assai irto di insidie, come la storia recente attesta.
Una riforma razionale di un settore così cruciale per la società non può realizzarsi in così poco tempo senza una riflessione matura e serena che coinvolga tutti gli attori interessati. Si condivide la volontà di cambiare nella prospettiva di un miglioramento complessivo della resa del sistema, ma non si accettano “riforme” calate dall’alto ed elaborate da chi non conosce le problematiche reali della Scuola italiana. La valorizzazione delle professionalità si realizza anche e soprattutto attraverso il riconoscimento giuridico-economico dei diritti costituzionalmente garantiti, dalla libertà dell’insegnamento alla giusta retribuzione.
Gli operatori della scuola e tutta la società non possono chinarsi al ricatto che sottende questo DDL: per immettere in ruolo il personale precario va cambiato il modello organizzativo della scuola. Volete le immissioni in ruolo? Accettate una riforma impresentabile! Tutto ciò a scapito dei diritti di lavoratori e studenti.
Abbiamo assistito negli ultimi anni a un depauperamento della Scuola senza precedenti, a causa di governi attenti soltanto a risanare il bilancio dello Stato e far quadrare i conti senza minimamente occuparsi degli effetti devastanti che i conseguenti tagli avrebbero avuto sul comparto.
Si pensi, solo per fare alcuni esempi, al dimezzamento del Fondo di Istituto e del MOF negli ultimi quattro anni, alle cosiddette “razionalizzazioni” previste della legge 133/2008, alla trattenuta illegittima del 2,5% del TFR sulla paga del lavoratori, al blocco degli scatti e della rivalutazione dell’indennità di vacanza contrattuale, ai circa 4 mila euro di arretrati per mancati aumenti di stipendio.
Il DDL così come approvato al Senato definisce una nuova riorganizzazione delle scuole nella direzione di un maggiore protagonismo dei dirigenti scolastici, ai quali sono attribuiti inspiegabili poteri come il conferimento di incarichi triennali ai docenti inseriti negli albi territoriali. Manca la previsione di un contrappeso volto a frenare la facile deriva autoritaria dell’esercizio di tali poteri. Inoltre, non può essere accettata l’approvazione dell’articolo 13 della riforma, per la valutazione del merito dei docenti, la cui assegnazione verrà stabilita direttamente dal dirigente scolastico, sulla base dei criteri indicati dal Comitato per la valutazione: è una scelta non idonea allo scopo dichiarato, ossia premiare i meritevoli, perché incentiverà esclusivamente una parte del personale, mentre l’altra, la stragrande maggioranza, non solo continuerà a percepire buste paga ferme al 2009 e ormai sotto il livello del costo della vita di almeno 4 punti percentuali, ma non avrà neanche la possibilità di ricevere il medesimo riconoscimento per il lavoro svolto per quanto encomiabile esso potrà essere.
Per quanto concerne l’organico funzionale, non basta che siano il Collegio e il Consiglio di Istituto a decidere il bisogno dell’offerta formativa di ogni scuola al fine della definizione degli organici, se poi toccherà al dirigente scolastico la scelta su chi assumere attingendo dagli albi territoriali. Nulla si dice sui criteri di elaborazione di questi albi! In particolare, se saranno graduati secondo criteri di merito, ossia titoli di servizio e culturali.
Si sancisce l’assunzione di tutti i vincitori del concorso del 2012, mentre per gli idonei si rimanda a settembre del 2016: ci chiediamo per quale motivo siano stati esclusi coloro che hanno superato i precedenti concorsi e che non sono stati ancora immessi in ruolo. La solita tecnica dei due pesi e delle due misure…
Come se non bastasse, si prevede un limite alla stipulazione di contratti a tempo determinato di 36 mesi su posto vacante, in contrasto con la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre 2014 la quale ribadisce che oltre i 36 mesi si deve rendere il contratto da determinato a indeterminato. Inoltre il mancato censimento dei posti vacanti e disponibili non consente di definire il quadro attuale riferito a chi in questo momento lavora a scuola e ha maturato tutti i requisiti necessari per la stabilizzazione.
Mancano all’appello delle assunzioni: 30 mila docenti abilitati inseriti nelle GaE, che non verranno assunti, 20 mila idonei di concorso, 50 mila diplomati magistrali ,ai quali il Consiglio di Stato ha riconosciuto il diritto all’immissione in ruolo, circa 70 mila insegnanti inseriti nella II fascia delle graduatorie d’istituto, docenti non invisibili, in molti casi con oltre 36 mesi di servizio alle spalle quindi da stabilizzare.
Questi insegnanti svolgono supplenze da anni su posti liberi benché inquadrati dal Miur solo fino al 30 giugno dell’anno successivo. Ancora una volta situazioni simili sono trattate in maniera differente senza oggettive e razionali motivazioni.
La Scuola dovrebbe essere il luogo dove ogni lavoratore possa mettere in campo le proprie competenze per il raggiungimento di quel bene cui si tende, ossia la costruzione di una società migliore, basata sulla solidarietà, l’integrazione, il rispetto, l’uguaglianza. Affinché ciò avvenga è necessario che anche amministratori, politici, uomini di Stato condividano i medesimi principi: non si può educare alla democrazia se chi governa si rapporta ai governati secondo il modello dell’ordine-esecuzione.
La Scuola pubblica soffre l’assenza di un vero disegno riformatore nel suo significato più autentico: quello che dovrebbe essere segnato dalla missione di dare nuova forma alle sue istituzioni e ai suoi procedimenti, per consentire a chi opera nel sistema, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza, buona amministrazione di mettere in campo le proprie competenze al servizio della comunità tutta.
Si auspica che il Disegno di Legge 2994 sia cambiato alla Camera, prendendo atto delle tante proposte che i sindacati e gli operatori hanno presentato e che gli stessi hanno manifestato più volte nelle piazze reali e virtuali. I parlamentari rappresentano i cittadini e non dovrebbero rimanere sordi alle loro richieste o alla loro critiche preferendo l’osservanza delle posizioni dei partiti. Riformare la scuola significa mettere mano al futuro del nostro Paese, interventi superficiali e frettolosi in questo ambito rischiano di provocare danni enormi non sempre recuperabili.
I Docenti dell’Istituto Comprensivo “De Cillis” di Rosolini, pertanto, chiedono con forza :
1. il ritiro di questo disegno di legge o comunque la sua riscrittura;
2. una riforma democratica della scuola, che coinvolga direttamente chi vi opera ogni giorno;
3. l’impegno del Governo ad un investimento costante e crescente nell’istruzione pari alla media europea, per il rilancio del Paese;
4. l’assunzione immediata di tutti i precari aventi diritto sui posti disponibili senza differenziazioni ingiustificate tra gli stessi.