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Scuola, la riforma alla prova del voto di fiducia: alla Camera il 7 luglio

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Corriere-scuola_logo2   Il governo va avanti: dopo la scelta di far votare la fiducia giovedì a palazzo Madama,fissata la seduta a Montecitorio per la seconda lettura del disegno di legge

 

Il ddl scuola, che, salvo sorprese, dovrebbe ottenere il via libera del Senato giovedì, arriverà nell’Aula di Montecitorio in terza lettura il prossimo 7 luglio. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. E non si placa la protesta delle opposizioni per quest’accelerazione data dal governo all’iter del disegno di legge: dopo la scelta di Stefano Fassina di lasciare il Pd per la decisione del governo di BANNERmettere la fiducia sul ddl scuola, il ddl è arrivato in Aula al Senato mercoledì pomeriggio e già sono scintille tra maggioranza e opposizione. Il provvedimento, non essendosi concluso l’esame in commissione, arriva senza il mandato ai relatori ed è il presidente della commissione Istruzione, Andrea Marcucci, a sintetizzare l’iter del disegno di legge e i contenuti. E qui insorgono Forza Italia e Movimento Cinque Stelle, che accusano il presidente Pietro Grasso di non essere «arbitro super partes»: «Io continuo a difendere la possibilità di discutere a qualsiasi costo, la possibilità che anche lei abbia di intervenire», è stata la replica del presidente del Senato. L’ultima mossa tentata da Sel, Forza Italia, Mo5S, Lega e Cri è quella delle pregiudiziali di costituzionalità: ma l’Aula le ha respinte tutte, andando avanti con la discussione generale sul provvedimento.

I passaggi parlamentari

Sono 630 i subemendamenti al testo dei relatori presentati sul ddl scuola in commissione Istruzione del Senato. Ma la presentazione delle richieste di modifica a questo punto è solo una formalità. Il governo porrà la fiducia giovedì mattina, dopo le repliche. Fra le forze di opposizione la Lega Nord sta valutando, in caso di voto di fiducia, di rimanere fuori dall’Aula, così come Sel. Una scelta non condivisa da Forza Italia, che invece annuncia che parteciperà al voto di fiducia e voterà no perché «riteniamo il disegno di legge sulla scuola sbagliato: non va bene a noi, e non va bene al mondo della scuola», dice il senatore Marco Marin.

Il no dei sindacati

« La decisione del governo di procedere sulla riforma è l’ennesimo atto di arroganza nei confronti della scuola, del Parlamento e del Paese. Una decisione intollerabile per il metodo e per i contenuti, che abbiamo più volte avuto modo di contestare». Così, in una nota, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda-Unams ribadiscono la propria contrarietà al provvedimento: «Le nostre critiche e proposte – proseguono – sono rimaste inascoltate, al di là dei soliti annunci di apertura, giunti dal presidente del Consiglio». Tra i punti chiave contestati: il problema del precariato (che non viene risolto, stando alle sigle sindacali), le professionalità Ata (che sarebbero escluse e ignorate), la partecipazione e la collegialità (che finirebbero mortificate), e il contratto nazionale, che ne uscirebbe indebolito. E la battaglia continua: «Il dissenso finora espresso – sottolineano – in modo massiccio e compatto dalla scuola, attraverso una partecipazione storica allo sciopero unitario che ha visto incrociare le braccia a 618mila lavoratori, oltre un milione di fiaccole nelle piazze delle città italiane, 10 milioni di post e, non ultima, l’altissima adesione allo sciopero degli scrutini, non si fermerà».

Rosato: «Rapido via libera»

Ma il governo va avanti. Il capogruppo del Pd, Ettore Rosato ha sottolineato di confidare «in un rapido via libera della Camera del ddl Scuola senza modifiche». Sarà fiducia quindi anche alla Camera? «Si approverà il ddl velocemente senza fiducia» ha glissato il deputato Dem, che ha spiegato: «Il calendario approvato è rispettoso dell’esigenza primaria di avere le assunzioni di 100mila insegnanti a inizio ano scolastico e che l’anno scolastico possa iniziare regolarmente. Ma è rispettoso anche dell’esigenza di discussione del Parlamento». Infine, ha concluso Rosato «ritengo che 100mila assunzioni valgano anche qualche notte di lavoro per i parlamentari».

 

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