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Renzi: “Troppi emendamenti bloccano le assunzioni dei 100mila precari della scuola”

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Il premier: “In commissione sono tremila, così è impossibile rispettare i tempi”. Poi una nota Pd rivolta a sindacati e minoranza: “Tre giorni per approvare e si può fare”. Conferenza nazionale a luglio. Botta e risposta Camusso-Poletti, per Cgil “quella del governo è pura vendetta”

ROMA – Ormai è quasi certo: la riforma della scuola targata Renzi rischia di essere rinviata di un anno. Quasi. Perché dopo il duro annuncio di Matteo Renzi, in serata, è arrivata una nota del Pd rivolta direttamente alla minoranza, che chiede di ridurre gli emendamenti per approvare la riforma in tre giorni.

ricorso-diploma-magistrale-gaeA indicare lo stop per le assunzioni dei precari, in maniera molto chiara, è stato lo stesso premier. “Quest’anno con tremila emendamenti mi pare difficile che si assumano i precari. Si andrà al prossimo anno”, ha detto il presidente del consiglio, ospite di Porta a porta, parlando delle assunzioni degli insegnanti precari previste dal disegno di legge del governo sulla Buona scuola. E siccome le 100mila assunzioni rappresentano la spina dorsale dell’intera riforma scolastica, va da sé che ad essere rinviata di un anno sarà l’intera Buona scuola immaginata dal governo. Ad indurre l’esecutivo a rinviare di un anno la riforma cardine del governo Renzi i tempi ormai troppo stretti e i troppi problemi di tipo tecnico per applicare le tante novità introdotte dalla riforma.

Con un tour de force in Parlamento, cosa sempre possibile, il rischio che a settembre le scuole  –  tra organico funzionale e chiamata diretta dei presidi dagli albi territoriali  –  precipitino nel caos è tutt’altro che remoto. I sindacati lo dicono da tempo. Un’ipotesi, l’apertura nella più totale incertezza dell’anno scolastico, che il presidente del Consiglio non può neppure considerare, perché a quel punto la riforma scolastica si trasformerebbe per il governo in una debacle. La notizia circolava da qualche giorno, ma non c’erano conferme. Adesso, sembra tutto più chiaro.

Ma alle parole di Renzi fa seguito – dopo un’ora – una agenzia fa fonte Pd che proprio questo rischio conferma, e lancia un appello per scongiurarlo: “Nei prossimi tre giorni la minoranza può lavorare a togliere o ridurre gli emendamenti in commissione per consentire alla riforma di essere approvata nei tempi stretti che ci sono” e dunque procedere alle assunzioni dei precari. Vediamo se i sindacati – osservano dalla maggioranza – si schiereranno con 100mila lavoratori da assumere o contro”.

Ecco perché il rinvio di un anno della riforma rischia di essere inevitabile. I tempi di discussione del provvedimento al Senato si sono allungati e, per mettere in pratica tutte le novità previste dal provvedimento, gli uffici ministeriali hanno bisogno di tempo. In altre parole, approvare la legge oltre il mese di giugno avrebbe significato rendere impossibile la sua applicazione dal primo settembre di quest’anno. L’organico dell’autonomia, sul quale si dovrebbero innestare le 100mila assunzioni dalle graduatorie ad esaurimento, non esiste ancora. In questi mesi, al ministero si sono esercitati con delle simulazioni, ma poi la realtà è un’altra cosa. Perché la macchina della scuola è molto complessa e, senza tempi distesi, si potrebbe bloccare.

L’approvazione definitiva del disegno di legge era prevista all’inizio per metà giugno. Ma soltanto ieri sono iniziate le votazioni degli emendamenti in commissione Cultura al Senato. E, anche facendo gli straordinari, serviranno almeno una/due settimane per concludere tutto. Poi, il provvedimento dovrà tornare nuovamente alla Camera per la terza lettura. E fare slittare a luglio l’approvazione definitiva della riforma rende impossibile la sua attivazione dal prossimo anno. La cosa più saggia era quindi quella di rinviare tutto di un anno: albi territoriali, deleghe, super-preside, alternanza scuola-lavoro, finanziamenti alle paritarie. E assunzioni.

Una mossa che non ha né vincitori, né vinti. Col rinvio di un anno, i sindacati che hanno proclamato ben due scioperi non sono riusciti ad ottenere lo stralcio delle 100mila immissioni in ruolo dal resto del provvedimento. E, in più, dovranno fare i conti con la delusione dei precari delle graduatorie ad esaurimento che si sentivano già in cattedra. Ma raccoglieranno il consenso dei 60mila supplenti di seconda fascia  –  che sarebbero rimasti fuori dai giochi  –  ma che secondo la Corte di giustizia europea hanno diritto all’assunzione a tempo indeterminato dopo tre anni di supplenze. Questi ultimi potranno continuare a sperare in una soluzione favorevole anche per loro.

Renzi inoltre centra l’obiettivo di non snaturare l’intero provvedimento con lo stralcio delle assunzioni dalla minoranza Dem e dai sindacati. E dribbla una serie di pericoli ancora possibili: su un disegno di legge con 8 deleghe non è “elegante” dal punto di vista istituzionale mettere la fiducia e dopo l’incidente in commissione Affari costituzionali  –  in cui il governo è andato giù su un emendamento  –  non è detto che il provvedimento non possa subire altre imboscate. Al Senato i numeri sono molto risicati. A questo punto, a meno di improbabili corse per chiudere la partita in quindici giorni, ad agosto si assumeranno 44mila precari, con le vecchie modalità. Il resto  –  57mila posti dell’organico dell’Autonomia + 22mila di turn-over: 79mila cattedre, più l’intera riforma  –  slitterà all’anno prossimo. Uno zero a zero che salva la scuola dal caos di una apertura d’anno scolastico tra mille incognite.

Botta e risposta Camusso-Poletti. Il rischio di non assumere i precari della scuola annunciato da Renzi, “è una pura operazione di vendetta: siccome non gli abbiamo dato ragione, dice che non si assume”. Così il segretario della Cgil, Susanna Camusso durante la trasmissione Ballarò. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, presente in trasmissione ha subito replicato: “Le assunzioni sono dentro un disegno organizzato della scuola”. Il segretario Cgil ha aggiunto: “Sinceramente gli dà fastidio l’unità della scuola e non solo dei sindacati”. Ha quindi sostenuto che “per assumere in tempo bisogna fare un decreto per mettere in ruolo i docenti all’inizio dell’anno scolatisco”. Inoltre – secondo la Camusso – “il piano di assunzioni previsto non basta”. Ma Poletti ha sottolineato che “le assunzioni sono previste entro un disegno organizzato dalla scuola” e che non è giusto “assumere senza definire gli obiettivi” ma che “se non sarà possibile faremo i conti con la realtà, come negli anni passati”.

Giannini su stralcio assunzioni.  “Lo stralcio delle assunzioni significa snaturare completamente lo spirito di questo provvedimento”. Così il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha risposto in un’intervista a Radio 24 alla domanda se è ipotizzabile lo stralcio delle assunzioni degli insegnanti dal ddl di riforma della scuola, dopo le dichiarazioni rese del premier Matteo Renzi a Porta a Porta. Giannini ha quindi proseguito: “Dobbiamo cercare di arrivare a conclusione con tutte le doverose forme di miglioramento che la Camera aveva già apportato e che il Senato può utilmente recuperare o rinnovare ma mettendo insieme tutto, a partire dall’autonomia scolastica, che è il nostro obiettivo fondamentale per rendere meno borbonico il sistema”. “La nostra volontà è quella di un grande dialogo sulla scuola e c’è stato un dibatito ampio su questo progetto educativo che comprende anche la fine della piaga del precariato storico”.

Le reazioni dei sindacati.  Non si fanno attendere le reazioni di Cgil, Cisl e Uil. Secondo Domenico Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, “il presidente del Consiglio ha preso atto che il disegno di legge sulla scuola è pessimo e per questa ragione ha provocato una forte opposizione di docenti, Ata, dirigenti scolastici, studenti e famiglie. Si faccia un decreto per le 100mila assunzioni, si preveda un piano pluriennale di immissioni in ruolo”. A definire “positiva” la pausa di riflessione “che il governo intende prendersi sulla scuola” è quindi Francesco Scrima, della Cisl Scuola: “Un supplemento di confronto – dice – sarebbe una decisione di grande buon senso, e troverebbe finalmente ascolto una richiesta che andiamo facendo da mesi. Non pensi il premier di potersela cavare con un passaggio sbrigativo e ‘mediatico’ che renderebbe ancora più lacerato un rapporto già fortemente compromesso col mondo della scuola”. Dalla Uil è Carmelo Barbagallo, segretario generale dell’organizzazione, a commentare:

“L’avevamo previsto: con un ddl non sarebbe stato possibile concretizzare le assunzioni dei precari. E, infatti, avevamo chiesto un decreto che, volendo, ancora si potrebbe fare”.

FONTE: www.larepubblica.it

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