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DDL Scuola – Anche l’associazione Treellle è stata audita ecco il resoconto

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Riportiamo   il resoconto dell’audizione dell’associazione Treellle in merito al DDl Scuola. Consigliamo i nostri lettori di leggere il documento, anche attraverso questa lettura si può capire dove realmente voglia andare a parare il governo con la riforma detta “buona scuola”.

ASSOCIAZIONE TREELLLE -­‐ PER UNA SOCIETÀ DELL’APPRENDIMENTO CONTINUO
MEMORIA PER LE VII COMMISSIONI CAMERA E SENATO SUL DISEGNO DI LEGGE 2994

Il disegno di legge AC 2994 è un testo complesso ed articolato, che si propone di tradurre in norme le intenzioni slider-pegasopolitiche enunciate alcuni mesi fa nel documento politico “La Buona Scuola”.
Ad avviso di TREELLLE, molta della carica innovativa contenuta in quel documento si è attenuata o è venuta meno nel testo del Disegno di Legge, che tuttavia rappresenta comunque espressione di una forte volontà di rinnovamento.
Non è possibile, nei limiti di una memoria scritta, compiere un’analisi di dettaglio. Ci si limiterà pertanto a prendere in esame solo alcuni punti chiave, relativi alle quattro dimensioni indispensabili per connotare una scuola di qualità:
-­‐ gli ordinamenti e la governance della scuola in quanto soggetto collettivo;
-­‐ il dirigente scolastico;
-­‐ i docenti;
-­‐ gli studenti e gli apprendimenti.
A parte, in quanto non è oggetto esplicito del Disegno di Legge 2994, si farà un riferimento al Sistema Nazionale di Valutazione, che è vitale per verificare se le diverse misure che si intende adottare avranno prodotto un reale miglioramento nella qualità del servizio scolastico.

1. Ordinamenti e governance della scuola
Il giudizio di insieme è piuttosto positivo, soprattutto per quanto riguarda le intenzioni dichiarate in materia di consolidamento dell’autonomia, di autonomia statutaria, di chiamata dei docenti su albi territoriali, di organico triennale. Si vuole sottolineare un punto in particolare: proposta Bene la distinzione proposta all’art. 21 comma 2 lettera f) in materia di governance, che va difesa ed anzi rafforzata, precisando che:
-­‐ il dirigente scolastico è l’unico titolare di tutti gli aspetti gestionali, inclusi quelli relativi alle risorse umane e professionali, senza alcuna sovrapposizione di altri organi;
-­‐ il collegio dei docenti è l’unico titolare limitatamente agli aspetti della progettazione didattica (inclusa quella inclusiva e rimediale) ed alla valutazione degli apprendimenti degli alunni. Non ha competenze in materia di indirizzo generale né di assegnazione di incarichi ai propri membri;
-­‐ il consiglio di istituto è unicamente organo di indirizzo e controllo, deve essere ridotto nel numero dei suoi componenti, deve comprendere soggetti che siano espressione della società civile;
-­‐ agli istituti tecnici e professionali va attribuita un’autonomia “rinforzata”, in ragione della loro specifica vocazione a preparare i propri studenti anche in vista di un inserimento nel mondo del lavoro. Tratti distintivi di tale autonomia dovrebbero essere:
-­‐ consiglio di istituto con almeno un terzo dei componenti espressi dal settore produttivo di riferimento;

‐ dirigente scolastico che – per formazione di studi ed esperienze professionali – dia garanzia di conoscere a fondo il funzionamento del settore lavorativo connesso con gli indirizzi di studio;
-­‐ possibilità di collaborare attivamente e senza vincoli con le aziende del territorio per tirocini, alternanza e costante aggiornamento del curricolo alle esigenze del settore.

2. Il dirigente scolastico
Si apprezza il rafforzamento della sua funzione, in particolare per quanto riguarda la chiamata dei docenti, la responsabilità del piano triennale dell’offerta formativa, la valorizzazione del merito. Si ritiene di formulare le seguenti proposte:

proposte
-­‐ non indebolire il profilo del dirigente così come è stato disegnato nel DdL 2994, anzi ribadire che non devono esservi sovrapposizioni da parte di altri organi. Il rimedio al timore di abusi e sviamenti nell’esercizio dei poteri del dirigente sta nella valutazione del suo operato e non nella castrazione preventiva: che non impedisce agli incapaci di fare danni, mentre priva tutti gli altri della possibilità di agire efficacemente per il miglioramento della propria scuola;
-­‐ superare il limite rigido di tre “collaboratori” che il dirigente può designare. La complessità delle scuole è molto varia e può richiedere un maggior numero di collaboratori. Inoltre, la costituzione di un “middle management” è fondamentale per lo sviluppo dell’autonomia ed è il più fisiologico contrappeso al timore che viene manifestato da più parti di un potere eccessivo e solitario del dirigente. Se si vuole evitare una dilatazione eccessiva, fissare un tetto elastico (per esempio, non più del dieci per cento dell’organico) al numero dei docenti cui possono essere conferiti incarichi di collaborazione organizzativa. Precisare comunque che tutti gli incarichi sono a termine;
-­‐ prevedere che ai futuri concorsi per il reclutamento dei dirigenti possano partecipare solo coloro che hanno svolto per almeno tre anni funzioni di collaborazione con giudizio positivo. Questo è lo strumento migliore per diagnosticare il possesso di attitudini di base per la funzione: i concorsi tradizionali accertano solo le conoscenze giuridiche e legislative, che da sole non bastano.

3. I docenti
Si esprimono riserve sulla decisione di abbandonare la progressione economica per merito e di ripristinare unicamente quella per anzianità; ma soprattutto su quella che è la premessa di questa scelta e cioè l’abbandono della valutazione della loro prestazione professionale.
I docenti (insieme con il dirigente) sono la principale variabile che determina la qualità della scuola: è inaccettabile che non ci sia una qualche modalità per capire se fanno bene o fanno male, come singoli e non come team. Nella questione del team è insito un equivoco: se è vero che l’efficacia complessiva sugli studenti è il risultato dell’azione collettiva, non è affatto vero che a questa azione tutti contribuiscano allo stesso modo, in una sorta di misura media che non esiste. E quindi è importante capire quale apporto ciascuno di loro offra al risultato della scuola e riconoscerlo in misura adeguata. La scelta di non valutare e di non differenziare spinge verso la demotivazione e l’appiattimento.
proposte
-­‐ se non si vuole o non si può ripristinare la progressione per merito come forma ordinaria di avanzamento economico, si preveda almeno che i singoli docenti possano chiedere volontariamente la valutazione del proprio lavoro ed un riconoscimento formale (e retributivo) dell’eventuale apprezzamento riportato;
-­‐ tener fermo il punto che la valutazione dei singoli deve avvenire all’interno di ciascuna scuola, in quanto è solo nel contesto che si apprezza il contributo offerto al miglioramento dell’insieme;
-­‐ si ripristini la figura del mentor, essenziale per garantire la formazione in servizio ed anche per offrire un riconoscimento formalizzato ai docenti che si spendono per migliorare la qualità della didattica, senza assumere funzioni organizzative. Anche gli incarichi di mentor dovrebbero essere a termine e soggetti a valutazione periodica;
-­‐ la valorizzazione del merito dovrebbe avere un tetto (cioè andare a non più di una certa percentuale dei docenti – per esempio, non più del 20%), per evitare che si trasformi in una mancia distribuita a pioggia. Nella percentuale indicata dovrebbero rientrare sia i mentor che i collaboratori organizzativi, sempre che il loro lavoro sia stato valutato favorevolmente;
-­‐ si apprezza che la valorizzazione economica del merito sia rimessa ai dirigenti: tuttavia non appare prudente che siano lasciati soli a fronteggiare le pressioni sindacali e personali che si attiveranno su questo versante. Il 20% suggerito è una misura indicativa, che però molte ricerche hanno indicato come la linea di confine più frequente fra quelli che fanno “bene” e gli altri.

4. Gli studenti e gli apprendimenti
Gli studenti sono i grandi assenti del disegno riformatore: considerati ancora una volta quasi solo come gli “oggetti” della scuola e non i protagonisti del proprio progetto formativo. Eppure l’esperienza di chi opera nella formazione dimostra che la crescita negli apprendimenti e nelle competenze è un processo che si compie nella singola persona ed è solo favorito dalle circostanze esterne. La buona scuola è condizione necessaria perché gli studenti apprendano, ma non è sufficiente se non ci si preoccupa di accendere ed alimentare la curiosità intellettuale e l’interesse per la propria crescita.
Da questo punto di vista, si guarda con preoccupazione all’idea di “arricchire” i curricoli con molte (troppe?) nuove discipline: arte, musica, lingua, informatica, sport, diritto, economia ed altro. Tutti questi apporti sono utili se fanno parte di un progetto coerente: possono diventare esiziali se sono aggiunte obbligatorie e strutturali di tutti i curricoli.

proposta
-­‐ si alleggeriscano i curricoli obbligatori a non più di 24 ore settimanali di lezione comuni a ciascun indirizzo di studi (secondari); e – a partire dalla scuola secondaria di primo grado – si inseriscano 6 ore settimanali di attività opzionali (non necessariamente discipline) che gli alunni siano chiamati a scegliere in una rosa di offerte;
-­‐ si prevedano attività non di studio in senso tradizionale, ma di impegno collettivo in senso lato: sportivo, artistico, di volontariato, che aiutino gli studenti – soprattutto nell’età evolutiva – a crescere insieme con gli altri e ad apprendere il senso della comunità e le regole di solidarietà;
-­‐ si colga l’occasione offerta dall’organico funzionale per prevedere stabilmente figure di “docenti che non insegnano” ma svolgono funzioni tutoriali e di orientamento (anche personale) nei confronti degli studenti che si trovano in difficoltà nel seguire gli studi o nel definire il proprio progetto di vita. Sarebbe opportuno fare in modo che ogni studente delle secondarie sia incoraggiato a scegliere un obiettivo di realizzazione personale non scolastico, che lo impegni e lo stimoli a crescere ed a misurarsi con il mondo esterno.

Il Sistema Nazionale di Valutazione, come si è detto all’inizio, non è oggetto del presente DdL. Esso ne rappresenta tuttavia il necessario complemento logico: nessuna riforma degli ordinamenti (e tanto meno una riforma ambiziosa come la presente) può limitarsi ad indicare le finalità e ad apprestare i mezzi senza verificare, a consuntivo, se gli esiti siano stati quelli attesi.
Il Sistema esiste già, in attuazione di un’altra legge, ma sta solo adesso muovendo i suoi primi passi fra mille difficoltà, legate in particolare alla scarsezza ed alla precarietà delle risorse messe a disposizione dell’INVALSI. Si chiede di accelerare il processo, per portarlo a regime nel più breve tempo possibile, e soprattutto di dotare il Sistema stesso delle risorse finanziarie e professionali necessarie perché possa svolgere la sua essenziale funzione di garanzia della qualità.

Quelle che sono state sinteticamente enunciate vogliono essere solo alcune delle possibili idee per migliorare il Disegno di Legge: che poteva essere migliore, ma che è già buono. A condizione che le molte pressioni che già si annunciano non lo svuotino ulteriormente e lo trasformino nell’ennesima occasione mancata per il rinnovamento della scuola.
Sarebbe molto negativo se – alla fine di un dibattito che ha coinvolto in profondità la società civile
– tutto quello che rimarrà finisca con l’essere un piano assunzionale costato miliardi di euro e che non abbia fatto nulla per mettere la scuola in grado di far fronte alle sfide del XXI secolo.

Genova, 10 aprile 2015

Attilio Oliva Presidente TREELLLE

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