L’aula della Camera ha dato il via libera al ddl di riforma della scuola con 316 voti a favore, 137 contrari, 1 astenuto. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
Si tratta della riforma meno votata del governo Renzi insieme al Jobs act, approvato a Montecitorio il 25 novembre scorso sempre con 316 voti a favore. In quell’occasione le opposizioni e la minoranza Pd lasciarono l’aula. Non hanno partecipato al voto 40 deputati del Pd, di cui 28 della sinistra Pd critica verso il provvedimento, 10 di Area Popolare (tra cui l’ex presidente Nunzia De Girolamo, da tempo in dissenso col suo gruppo), 6 di Scelta Civica, 3 di Per l’Italia-Centro democratico. Sedici gli esponenti dem in missione. Rispetto all’Italicum, su cui 38 deputati dem non avevano votato la fiducia al governo, i ribelli del Pd scendono di dieci unità.
Soddisfazione da parte del governo: “La Buona Scuola non è una riforma. E’ un cambiamento radicale della nostra identità collettiva. Non esiste in Italia istituzione che appartenga di piu’ agli italiani della scuola. Il voto dell’Aula di Montecitorio di oggi ci dice questo: gli italiani vogliono pensarsi al futuro e vogliono farlo partendo dalla scuola. Abbiamo avuto coraggio, ci abbiamo creduto e andiamo avanti. E’ la volta buona”. Così il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone.
Poco dopo sono arrivate le parole del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: “Con l’approvazione del ddl sulla scuola alla Camera “credo si faccia un grande cambio culturale. Giannini si è detta “emozionata e soddisfatta” e ha sottolineato che “il primo articolo riassume quello che abbiamo fatto. Intendiamo offrire una scuola di qualità, aperta e inclusiva”. Poi ha aggiunto che nel corso dell’esame al Senato del ddl di riforma della scuola “i pilastri del provvedimento non saranno toccati, non potranno essere toccati. Quello in Senato è un altro passaggio sostanziale, non è formale” ha aggiunto il ministro, ricordando che il provvedimento “ha già subito un’evoluzione condivisa”. Felice anche il ministro dell’Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano: “Ho votato perché questa è la riforma che volevamo, la nostra riforma, non a caso la sinistra non l’ha votata. Mette al centro merito, autonomia, esalta la libertà di scelta, rafforza il rapporto tra scuola e lavoro e va contro il conservatorismo del sindacato, che ancora una volta è una delle ragioni più forti per le quali siamo al governo”.
Soddisfatta anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi: “E’ la maggioranza assoluta, per cui è andato bene anche il voto sulla scuola. Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo sono ancora discussi”.
Perplessità, invece, da parte di Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia: “In questa riforma ci sono criticita’ ma anche molte battaglie che noi di Forza Italia abbiamo portato avanti per tanti anni. Penso alla valutazione, un tema fondamentale che non ha alcuna valenza punitiva ma e’ funzionale a valorizzare gli insegnanti bravi e ad individuare i punti di debolezza su cui si puo’ intervenire”.
Molto critici Lega Nord, M5S e Sel.
I leghisti annunciano battaglia anche al Senato: “La battaglia contro il ddl Buona scuola si sposta al Senato. Continueremo a sottolineare la grande distanza tra parole e fatti. Renzi non può da una parte parlare di merito e dall’altra fare l’opposto, preoccupandosi per le assunzioni solo di svuotare una graduatoria invece che “pescare” trasversalmente gli insegnanti più formatì ed esperti”, dice il responsabile federale Istruzione Lega Nord, Mario Pittoni.
Duro il commento del M5S: “La scuola pubblica statale fornirà sempre più un diritto allo studio solo di facciata, mentre l’accesso a una formazione adeguata sarà appannaggio di una minoranza della popolazione, economicamente in grado di investire per il futuro dei propri figli. Il progetto di Renzi è chiaro: desertificare culturalmente il paese per abbattere le conquiste civili. Vogliono sudditi da usare, inconsapevoli e subordinati” – scrivono i parlamentari grillini dopo il voto negativo dato alla Camera al Ddl Istruzione.
Ancor più duro, il gruppo parlamentare di “Alternativa libera”: “E’ stata persa l’occasione di risolvere il precariato della scuola, migliorandone la qualita’. Migliaia di docenti continueranno ad aspettare una chiamata che non arrivera’ mai. Docenti che con passione hanno insegnato a generazioni di studenti e che, solo per aver espresso disappunto verso il ddl, sono stati apostrofati come squadristi dal ministro. Il Governo dovrebbe chiedere scusa”.
“I tre miliardi per la scuola annunciati dal governo sono “un imbroglio” contrattacca il leader di Sel Nichi Vendola. Su twitter, Vendola scrive: “Il Governo parla di 3 miliardi per la scuola? Sono degli imbroglioni. Tra 20 giorni chiudono scuole e non sono ancora stati trasferiti soldi 2015”.
Voci molto critiche anche da parte dei sindacati. Per Flc Cgil, “l disegno di legge approvato oggi dal Parlamento disegna una scuola brutta e autoritaria che nega i diritti e la libertà a chi vive nella scuola. Gli emendamenti approvati, frutto dello sciopero del 5 Maggio e delle mobilitazioni di questi giorni, non cambiano la sostanza di contenuti inaccettabili. Renzi e il suo Governo non hanno il consenso di docenti, personale ATA, studenti, famiglie e degli stessi dirigenti scolastici. E’ evidente la rottura con il mondo della scuola e con il Paese, da non addebitare ad un difetto di comunicazione ma a dei contenuti di un provvedimento che non affronta i problemi reali della scuola pubblica”.
Polemica anche la Cisl Scuola: “Il testo del disegno di legge di riforma licenziato oggi dalla Camera non risolve nessuna delle criticità su cui da settimane stiamo rivendicando il confronto con governo e forze politiche, sostenuti da una mobilitazione di ampiezza senza precedenti con cui l’intero mondo della scuola chiede di apportare al testo di legge profondi cambiamenti, salvaguardando un’idea di scuola fondata sulla condivisione, la cooperazione, la giusta valorizzazione di tutte le professionalità. Su tutti questi punti riprenderemo, a partire dall’incontro di lunedì al MIUR, un confronto che si svolgerà secondo le tappe concordate il 12 maggio a Palazzo Chigi.
Anche gli studenti sono molti critici nei confronti del provvedimento approvato dalla Camera: Il Governo non ha voluto mettere in discussione i saldi, come invece tutto il mondo della scuola aveva chiesto, dimostrando che il “dialogo” raccontato in questi giorni era una farsa – dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi. “Il DdL appena approvato alla Camera non è buona scuola, ma autoritarismo e diseguaglianza. Abbiamo chiesto tutti insieme di cambiare i punti chiave del testo, ma il Governo non ha voluto ascoltare il mondo della scuola – aggiunge il portavoce. “Questo DdL così è inaccettabile e rovinerà la scuola italiana: accentramento dei poteri decisionali nelle mani del preside-manager, arbitrio invece che valutazione, finanziamenti privati diretti alle scuole, nessun finanziamento al diritto allo studio. E’ una scuola-azienda che produce diseguaglianze.”