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Un solo mese per bloccare lo sciagurato DDL scuola di marca PD, ecco tutte le iniziative

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Un  mese e poi sarà “pessima scuola” è quanto sostengono lavoratori del settore, sindacati e studenti, insomma tutte le figure che popolano la scuola l’hanno bocciata tranne il PD di Renzi che sostiene si tratti di “buona scuola”. Il Manifesto ricorda, nell’articolo che segue, che manca solo un mese per far cambiare idea al Parlamento ed evidenzia tutte le iniziative messe in atto.

Manca ancora un mese, o poco meno, e il par­la­mento appro­verà la “buona scuola” di Renzi. Poteri ai presidi-manager, 100 mila precari assunti (un terzo di quelli esistenti) e la metà messi a fare com­messi viaggiatori e tappabuchi. E molto altro. Una prospettiva che ha spinto ieri a Roma alla crea­zione di un “Coordinamento Nazionale della e per la scuola pubblica”. Si pensa di orga­nizzare una manifestazione nazionale entro metà maggio, forse il 12 in coinci­denza con lo sciopero indetto dai Cobas.banner_scuola_digitale11

 

L’assemblea è stata indetta dall’Unione degli Stu­denti e ha visto la par­te­ci­pa­zione di sin­da­cati, pre­cari, par­titi e asso­cia­zioni. Il ven­ta­glio è ampio. C’èerano Act, Auto­con­vo­cati della scuola, Cisl Scuola, Cobas, Comitato per la LIP, Coordinamento per la Scuola della Repubblica, Coordi­na­mento Studenti Medi Emilia-Romagna, èPossibile, Fiom Cgil, FLC Cgil, Gilda, Legam­biente, Libera, Link-Coordinamento Universitario, Movi­mento 5 Stelle, Rete della Conoscenza, Sbilanciamoci!, Sinistra Ecologia e Libertà, vari collettivi studenteschi e gruppi di lavora­tori della scuola.

Insieme hanno sta­bi­lito di creare un per­corso uni­ta­rio “aperto non solo alle com­po­nenti della scuola, ma a tutti i soggetti. A nostro avviso il tema dell’istruzione pub­blica è fondamentale per il futuro di questo Paese”.

Nell’imminenza dell’approvazione del Ddl “Buona scuola” le richie­ste sono lo stral­cio della parte riguar­dante le assun­zioni e “l’apertura di una reale discus­sione democratica nel Paese”, una riforma del diritto allo stu­dio, la partecipazione negli organi collegiali e “la neces­sità di un progetto educativo non subalterno alle logiche del mercato”.

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