Giorni di caos sulla questione delle assunzioni previste dalla riforma della scuola. Oggi il PD presenterà la riforma, sperando che si riesca a sciogliere i nodi che in questi giorni hanno tenuto col fiato sospeso i docenti precari.
Il piano previsto nel testo “La Buona scuola” potrebbe non essere rispettato così come previsto. Varie fonti affermano che le GaE non saranno svuotate subito, ma in più anni, mentre si tenta il modo di coinvolgere anche i docenti delle Graduatorie d’Istituto.
Il problema, secondo alcune fonti, potrebbe riguardare le cosiddette “classi di concorso obsolete”, i cui insegnamenti sono ormai scomparsi. Questi docenti si troverebbero ad essere inseriti nell’Organico funzionale senza la possibilità di poter mai passare a cattedra. Tra l’altro, dal Ministero giungono notizie che vogliono l’abbandono dell’idea dell’insegnamento nelle classi affini.
Problematiche che non toccano, invece, i docenti di infanzia e primaria che potrebbero essere assunti tutti in blocco. Il problema, semmai, riguarda la collocazione geografica di questi insegnanti. Infatti, ricordiamo che le assunzioni potrebbero riguardare anche posti lontano dalla provincia di inserimento del candidato, sebbene dal Ministero assicurano che stanno cercando di limitare al minimo tale necessità. Ad esempio, nelle regioni del sud ci troviamo davanti a lunghe liste. Nel complesso gli iscritti in GaE della scuola primaria sono 50mila circa, dell’infanzia 51mila. Vedremo quale coniglio sarà tirato fuori dal cilindro.
Il sentore che per infanzia e primaria possano non esserci problemi era già ravvisabile sul testo “La Buona scuola”, che prevedeva l’assunzione anche di quei docenti di Scienze della formazione primaria che erano stati inseriti nelle GI.
Speriamo oggi il PD chiarisca questi passaggi durante la presentazione della riforma.
Nel frattempo Maria Elena Boschi, ha voluto rassicurare sulle riforme, affermando che “la prossima settimana il Consiglio dei ministri approverà un decreto che regolarizza la situazione degli insegnanti che devono essere stabilizzati”. “L’Ocse – ha concluso – chiede all’Italia di investire di più in questo importante settore, non tanto come risorse ma piuttosto come progetto, soprattutto sul fronte del rapporto scuola e lavoro”.
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