Stanno facendo molto discutere le dichiarazioni del sottosegretario all’istruzioneFaraone che ha esternato l’intenzione di riformare, tra le altre cose, la formazione iniziale degli insegnanti di sostegno, a suo dire oggi nonspecializzati a sufficienza sulle singole disabilità.
Riportiamo alcune citazioni: “Si tratta di cambiare un sistema, quello degli insegnanti di sostegno, che non funziona in questo Paese primo perché non c’é una vera e propria specializzazione sulle singole disabilità. Bisogna evitare il fenomeno degli insegnanti che cambiano ogni anno, se non ogni mese, e in più chi decide di fare l’insegnante di sostegno decide di fare l’insegnante di sostengo su binari separati da quelli degli insegnanti ordinari”;
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E ancora “quando parliamo di opportunità per tutti dobbiamo riformare il sostegno, che tratta le patologie come se fossero tutte uguali”, affermazioni che farebbero pensare ad un ritorno al passato con l’istituzione di corsi monovalenti sul sostegno. Senza voler impelagarci in excursus storici, si parla di riformare la scuola e Faraone forse non ricorda che questi corsi monovalenti furono introdotti dal DM 26/06/1976, quando ancora esistevano le scuole speciali e le classi diferenziali, abolite con la successiva Legge517/1977, che individuò modelli didattici flessibili in cui attivare forme di integrazione trasversali,esperienze di interclasse o attività organizzate in gruppi di alunni ed affidate ad insegnanti specializzati dando inizio alla storia dell’integrazione degli alunni disabili nella scuola italiana.
Il paradosso di queste affermazioni resta nel fatto che è stato bandito il secondo ciclo TFA sostegnosulla base del decreto del 10 settembre 2010, n. 249 che detta le disposizioni per la «Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalita’ della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, ai sensi dell’articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244».
Dario Ianes, non certo l’ultimo degli sprovveduti per chi opera nel mondo della disabilità, sulle idee di questo governo in materia di sostegno così commentava la “Buona Scuola“ sulla sua pagina fb:“Delusione per la paginetta sull’inclusione del piano del governo: vecchia nella terminologia, nei concetti, ma soprattutto nella strategia. In questo modo non si cambierà mai verso”.
Non volendo entrare nel merito dei compiti e ruoli del docente di sostegno ricordiamo che è un mediatore dell’inclusione al quale le dichiarazioni di Faraone sembrano voler dare un compito sanitario. I quesiti e le problematiche che questo ritorno al passato potrebbero creare sono tanti, ma in primis vi è il timore di coloro che si chiedono quale potrebbe mai essere la spendibilità di un titolo non ancora conseguito alla luce di queste brillanti idee visto che si afferma che i docenti non sarebbero specializzati per le singole disalibilità negando dunque il valore polivalente degli attuali titoli di rilasciati al termine del TFA Sostegno.
Ma dichiarazioni del genere possono presagire anche la volontà di riprendere disegni di legge già proposti in passato che andavano nella direzione della “privatizzazione” del sostegno con interventi di cooperative o enti privati con soggetti, esterni alla scuola, con formazione specifica su singole disabilità, investiti della possibilità di effettuare interventi individuali, rivolti cioè al singolo alunno, contraddicendo quanto elaborato e documentato dalla pedagogia e dalla didattica da un lato e contemplato dalla normativa, dall’altro, in merito all’intero processo di integrazione scolastica.
Ormai manca circa un mese per avere finalmente il quadro chiaro di tutti questi propositi che sembrano non tenere per nulla conto della realtà nella quale siamo immersi.
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