Il “pasticcio” dei PAS e la necessità di un piano complessivo. Nostra intervista a Mario Pittoni, responsabile istruzione della Lega Nord
Il tema del reclutamento dei docenti è sempre di grande attualtà. Ne parliamo con Mario Pittoni, responsabile istruzione per la Lega Nord.
Domanda
La strada per diventare insegnanti è sempre più lunga e complessa. In taluni casi sono le stesse regole volute dal Ministero a creare difficoltà. Ciò che è capitato con i PAS (Percorsi abilitanti speciali) è un esempio classico. Cosa è accaduto, Pittoni?
Mario Pittoni
Serve semplicemente un secondo ciclo di PAS (Percorsi abilitanti speciali). Al momento della loro istituzione, infatti, molti docenti ancora non avevano maturato i requisiti (termine ultimo per il computo dell’esperienza lavorativa era l’anno scolastico 2011/2012). Ora quegli insegnanti, continuando a lavorare, hanno maturato i requisiti richiesti, e tenendo conto del fatto che il panorama del reclutamento e della formazione dei docenti non è nel frattempo mutato, è giusto possano esercitare gli stessi diritti dei colleghi. Tanti di loro sono stati esclusi per pochi giorni…
Domanda
Come propone di intervenire?
Mario Pittoni
Istituendo un ulteriore ciclo, anche concomitante con l’ultima annualità di quello in corso (quindi per l’anno accademico 2015/2016), richiamando lo stesso decreto DDG n. 58 del 25 luglio 2013, con la modifica al comma 1, articolo 1, di: “a.s. 2011/2012″ in “a.s. 2014/2015″.
Domanda
Recentemente lei ha sottolineato che sui PAS ci sono stati addirittura comportamenti e interpretazioni difformi da un USR all’altro. Verrebbe da dire: sono le conseguenze del federalismo. E quindi sarebbero meglio procedure centralizzate e controllate “da Roma”…
Mario Pittoni
Il federalismo non c’entra: le regole sono le stesse. Ma vanno “applicate”, non “interpretate”. E’ successo che alcuni Uffici scolastici regionali hanno ritenuto di negare ad alcuni insegnanti l’accesso ai percorsi abilitanti perché, dei tre anni di lavoro richiesti, uno era maturato anche su classi di concorso diverse, pure se a cascata e quindi assolutamente corrispondenti. Oggi anche quei docenti hanno sicuramente maturato i requisiti e devono potersi abilitare
Domanda
Ma non sarebbe ora di mettere mano davvero a un piano che consenta di reclutare il personale docenti in modo serio ed efficiente?
Mario Pittoni
Assolutamente d’accordo. Da una parte dobbiamo chiudere il più presto possibile il periodo nero del precariato, che va ben oltre gli iscritti alle graduatorie ad esaurimento. Dall’altra è fondamentale varare un meccanismo concorsuale che garantisca finalmente omogeneità di valutazione sul territorio, come da Costituzione.
Domanda
Nel concreto lei che soluzione ha in mente?
Mario Pittoni
La nostra proposta prevede concorsi nazionali a gestione regionale. Ognuno potrà scegliere in quale regione eleggere il proprio “domicilio professionale” (norma europea già recepita dall’Italia), senza vincolo di residenza, per poi confrontarsi ad armi pari con gli altri iscritti in quella regione. Il vantaggio principale è quello di togliere appetibilità ai corsi on line più o meno fasulli (spesso ridottisi a puro “mercato” dei punti) e allo scambio di favori tra strutture private e docenti (in particolare ore di insegnamento gratuite in cambio di punti). Mette inoltre in “competizione” gli aspiranti all’insegnamento iscritti ai vari albi regionali spingendoli a migliorarsi. Porto sempre l’esempio del candidato bravo, ma iscritto in una regione dove i bravi sono tanti, che sarà spinto a iscriversi nella regione vicina che magari ha meno bravi e offre più opportunità di lavoro. A quel punto però gli iscritti in quella regione avranno tutto l’interesse a darsi da fare per crescere professionalmente e non farsi sfuggire l’opportunità di conquistare la cattedra.
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