Quali sono i pregi e quali, invece, i limiti più o meno evidenti dell´annunciata Riforma Scuola 2015? Controcampus lo ha chiesto al Coordinatore Nazionale
lunedì 19 gennaio 2015
Dott. Di Meglio, il Premier Renzi ha recentemente messo sul tappeto i problemi della scuola in vista di una riorganizzazione che entro febbraio 2015 dovrebbe tradursi in un nuovo patto educativo tra la scuola e i suoi utenti. Un progetto, “La Buona Scuola”, con più ombre che luci. Cosa la convince e cosa no dell´annunciata Riforma Scuola 2015?
“Il documento non ci convince. Sono molti gli aspetti che contestiamo, a partire dal titolo che sembra trasmettere l´immagine di una scuola riformata “buona” che si contrapporrebbe all´attuale scuola “non buona”.
“La Gilda degli Insegnanti è convinta che la scuola vera, non quella degli slogan politici, sia già buona soprattutto per merito dei docenti e del loro lavoro. Le proposte presentate, sia quelle positive come l´assunzione dei precari, sia quelle negative come l´abolizione degli scatti di anzianità, sono un gioco di prestigio che sottrae fondi al sistema dell´istruzione per ridistribuirli in maniera poco limpida e poco sincera. Nel progetto la scuola non viene riconosciuta come istituzione della Repubblica ma considerata mero servizio all´utenza e gli istituti si configurano come aziende in concorrenza tra loro, ignorando che la finalità della scuola è educativa, non produttiva. Grave anche l´assenza di risorse finanziarie aggiuntive senza le quali è impossibile realizzare alcuna riforma. Inoltre mancano i riferimenti alla cultura e al valore dello studio e alla contrattazione con le parti sociali. Consideriamo poi totalmente inaccettabile l´ipotesi di eliminazione degli scatti di anzianità a favore di “scatti di competenza” legati a un presunto merito e contingentati su una percentuale prefissata per legge di docenti (66%) nella singola scuola o in reti di scuole. “
Tra i cardini dell´annunciata Riforma Scuola 2015, c´è ovviamente la corsa all´assunzione, dal 2015, di oltre 100 mila insegnanti. Restano ancora da chiarire, però, criteri, finalità e coperture finanziarie. Il timore è che tutto si risolva nel classico salvagente assistenziale, lontano dallo spirito di una vera riforma. Qual è la Sua opinione?
“Il progetto di stabilizzazione dei circa 150mila precari storici inseriti nelle Graduatorie a Esaurimento a partire dal 1 settembre 2015 rappresenta un aspetto decisamente positivo del piano “La Buona Scuola”. Si tratta anche di una vittoria della Gilda che ha promosso e vinto il ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro l´abuso dei contratti a tempo determinato per oltre tre anni consecutivi. Resta aperto però il problema delle risorse con cui far fronte alle assunzioni, perché è inaccettabile che il superamento del precariato venga finanziato con tagli reali delle retribuzioni dei docenti e che si scambino diritti e stipendi in cambio di posto di lavoro.”
Parliamo di disoccupazione giovanile in Italia, c´è chi pensa che in realtà l´enorme disoccupazione giovanile italiana sia soprattutto l´esito amarissimo della profonda crisi della scuola e della sua quasi totale separazione dal mondo del lavoro?
“Prima di tutto non è vero che la scuola italiana è in crisi profonda perché, nonostante i feroci tagli subiti, riesce a mantenere un buon livello. Il problema è un altro: come fa, per esempio, la scuola a collegarsi con il mondo del lavoro laddove quest´ultimo non esiste proprio? In alcune zone d´Italia, soprattutto al Sud, alla scuola mancano gli interlocutori con cui relazionarsi sulle tematiche del lavoro e le realtà produttive in cui introdurre gli studenti.”
L´annunciata Riforma Scuola 2015 mette l´accento anche sul rafforzamento deciso dell´alternanza scuola-lavoro. Siamo ad una svolta? Come rivitalizzare le sinergie tra scuola-università-lavoro?
“Il sistema delineato nel documento del Governo è certamente innovativo, ma manca una visione chiara dei provvedimenti proposti. Non è chiara anche la governance delle scuole che operano in “formazione congiunta” con il settore privato delle imprese e che dovrebbero creare “Fondazioni di natura privatistica” per commercializzare servizi e prodotti con una presenza incisiva del privato. Tutto ciò accentuerebbe il rischio che la scuola diventi un parziale segmento di ricerca e sviluppo della singola azienda o di reti di aziende. Riteniamo preoccupante anche la mancanza di riferimenti all´implementazione dell´organico per far funzionare i laboratori, con il rischio che una parte importante del monte ore annuale dedicato alle normali lezioni sia assorbito da forme di alternanza scuola-lavoro dietro cui possono nascondersi i soliti stage non retribuiti senza alcun effettivo riscontro in termini di professionalizzazione e acquisizione di competenze per gli studenti.”
18 gennaio 2015