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DOMANDE DI PENSIONAMENTO: È BOOM

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Si libereranno parecchi posti, 17 mila docenti hanno fatto domanda di quiescenza, il 70% in più rispetto allo scorso anno. Pensionamenti che lasciano sperare i giovani precari che potranno contare su qualche posto vacante in più sia per le immissioni in ruolo che per gli incarichi annuali. Ne scrive nell’articolo che segue il quotidiano La Repubblica.

biennaleSono 17mila i docenti che hanno preferito lasciare spazio ai più giovani, o sono stati costretti a passare la mano dalle nuove regole sui pensionamenti, e rappresentano un balzo in avanti rispetto all’anno scorso del 70 per cento. Nel 2013/2014, sono stati 10mila gli insegnanti di scuola materna, elementare, media e superiore che hanno preferito appendere gesso e registro al chiodo. Turn-over fisiologico, ricerca di una vita più a misura d’uomo o ritirata da una scuola ormai troppo complessa? Forse tutte e tre le cose.

Alberto Ferrara insegna Italiano e Latino in un liceo palermitano. Prima di presentare domanda ci ha pensato parecchio. Alle soglie dei 65 anni, avrebbe voluto rimanere in servizio ancora, ma era indeciso. Poi è rientrato in un lungo elenco di pensionati ope legis ed è stato contento di andarsene. “Sono troppo stanco di una scuola che non riconosco più”, spiega. “In quasi quarant’anni di servizio avrò preso in tutto un mese di congedo  –  aggiunge  –  lavorando sempre per il bene dei ragazzi. Ma la scuola di oggi è eccessivamente esasperata dalle tecnologie e dai test all’americana senza che i ragazzi riescano a studiare più come prima. Fino a 10/15 anni fa, tutti riuscivano a ottenere buoni risultati. Adesso no. E io non ho più la forza di aggiornarmi”.

Una specie di atto d’accusa che chiama in causa tutti. Per andare in pensione a domanda, quest’anno, occorre compiere 66anni e tre mesi d’età tra il primo settembre e il 31 dicembre 2015. Oppure avere già maturato 42 anni e sei mesi di contribuzione, per gli uomini, e 41 anni e sei mesi, per le donne, entro il 31 dicembre di quest’anno. Poi esistono una serie di casi particolari per i quali si viene collocati a riposo forzoso o si può ancora optare se restare o andare via. Ma basta fare un giro tra i corridoi di una scuola per ascoltare i commenti degli insegnanti italiani di fronte alla possibilità di lasciare la cattedra. Le maestre di scuola elementare e materna, per la maggior parte dei casi, non riescono a pensare di dovere rimanere in servizio fino a 67 o 68 anni. E chi intravede uno spiraglio toglie volentieri il disturbo.

Le generazioni di nativi digitali e le classi sempre più affollate hanno reso sempre più pesante questo lavoro, soprattutto con i più piccoli. Stesso discorso per le scuole medie e superiori dove il rapporto tra docenti e studenti non è più quello di un tempo. E spesso con un complesso rapporto con i genitori. Il risultato è un lavoro sempre più difficile, complicato dall’età che avanza e dalle tecnologie che hanno invaso prepotentemente le scuole italiane. Con una retribuzione che ha perso potere di acquisto negli ultimi cinque anni e una considerazione sociale ai livelli più bassi che la categoria ricordi. E per molti, questo basta per ammainare le vele e sperare in un dopo migliore.

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