C’è ovviamente chi da tempo si batte per il licenziamento degli statali, Brunetta è uno di questi ma durante il suo operato non vi è riuscito, Pietro Ichino renziano della prima ora anche se milita in SC lo considera quasi un atto di giustizia sociale e dopo i fatti della Leopolda dichiara, alla testata giornalistica AffariItaliani, quanto segue: “Nella conferenza stampa del 29 dicembre il presidente del Consiglio per prima cosa ha confermato di avere lui stesso deciso la soppressione, nel testo del decreto sul contratto a tutele crescenti, del comma 3 dell’articolo 1, che mirava a escludere l’applicazione della nuova disciplina anche nel settore pubblico. Se questa scelta del Governo verrà confermata a gennaio in seconda lettura, dunque, la nuova disciplina dei licenziamenti sarà applicabile anche nel settore pubblico.”
Dunque per chi ancora avesse qualche dubbio, Ichino lo spazza via e prosegue: “Il Presidente del Consiglio ha poi affermato che la questione dovrà essere affrontata anche nel disegno di legge Madia per la riforma delle amministrazioni pubbliche. Ci sono infatti degli ottimi motivi per prevedere delle regole di governance interna agli enti pubblici, in particolare disposizioni sul modo in cui la facoltà di recesso dal rapporto di lavoro deve essere esercitata in questi enti.
Come accade nei public bodies anglosassoni, dove il licenziamento non può essere deciso da un singolo dirigente, ma soltanto da un organo collegiale.”
Insomma dove non è riuscito il governo Berlusconi sta riuscendo il governo Renzi, con buona pace di chi lo sostiene e si definisce di centro-sinistra.