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LA BUONASCUOLA, RENZI FISSA LE TAPPE DEL 2015

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PERIl cantiere scuola è stato aperto con il sondaggio al quale hanno partecipato in pochi, ma per il presidente del Consiglio è stato un enorme successo: un vero e prorio referendum al quale ha partecipato l’intero Paese (?), per la prima volta – dice – saranno gli italiani a scegliere la scuola che vogliono. Intanto ha fissato le tappe per l’approvazione della riforma.

Un incontro sereno, «di grande sintonia», raccontano i presenti. Che è servito a fissare gli obiettivi 2015 per la scuola, un decreto legge con le misure chiave della riforma, e i tempi, fine febbraio. Ieri a palazzo Chigi il premier Matteo Renzi ha deciso di aprire gli incontri sulle riforme in cantiere per l’anno appena iniziato con il ministro dell’istruzione e università, Stefania Giannini, a rafforzare quanto già detto anche ai parlamentari del Pd, ossia che questa dovrà essere la stagione della scuola.

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Anche dal punto di vista comunicativo. Se il prossimo 22 febbraio ci sarà l’incontro, organizzato dal Pd, con i mille, evento al quale il premier dà l’importanza di una grande apertura alla buona scuola che già c’è, in queste settimane dovrà essere rilanciato il valore e i risultati della consultazione sulla Buonascuola, la proposta del governo, chiusa a novembre scorso. A dare il via alla fase 2, lo stesso premier ieri con un videomessaggio nel quale ha ribaditon che sarà «la più grande riforma fatta dagli italiani, non dai politici».

Ed è da i risultati di quell’indagine diffusa che il premier vuole ripartire anche per quanto riguarda le modifiche da apportare alla proposta iniziale. I fronti più caldi, merito e assunzioni, sono anche quelli sui quali non è però arrivato l’input politico sulle priorità. Renzi non ha voluto dare risposte, ma capire quali sono i problemi. Riservandosi nelle prossime settimane, presumbilmente dopo aver incassato la delicata elezione del nuovo presidente della repubblica, di decidere. Nel frattempo, i tecnici di viale Trastevere sono chiamati a pianificare le possibili soluzioni.

C’è il capitolo merito, per il quale è ormai certo che non ci sarà più l’abolizione totale degli scatti di anzianità, come chiede lo stesso Pd (si veda l’intervista a ItaliaOggi della responsabile scuola del partito democratico, Francesca Puglisi, del 23 dicembre scorso) ma non è ancora chiaro il meccanismo che consentirà, a copertura finanziaria inalterata, di mixare riconoscimento professionale e anzianità di servizio.

L’altro nodo da sciogliere riguarda il piano assunzionale. Le assunzioni saranno 148 mila, ma tutte dalle graduatorie ad esaurimento o anche da altre liste? Alla luce della sentenza della Corte di giustizia europea, secondo un primo monitoraggio del Miur, sarebbero un migliaio circa i docenti che hanno avuto per più di tre anni contratti di supplenza su posti vacanti e disponibili e che non rientrano nelle Gae. Un piccolo aggiustamento, tutto sommato rispetto al piano iniziale, ma andrà fatto. C’è anche la questione aperta delle necessarie riconversioni professionali per i docenti in soprannumero rispetto alla propria classe di concorso rispetto al fabbisogno delle scuole. «L’anno di prova sarà un anno di prova vero», chiarisce il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, «servirà a capire quali sono le eventuali carenze dei neoassunti e ad aiutarli a colmarle con percorsi di affiancamento da parte di docenti più esperti e attraverso percorsi di aggiornamento a loro dedicati».

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