Mario Rusconi, vicepresidente dell’Anp a 24Mattino, su Radio24, ha commentato alcuni fatti di cronaca che hanno visto insegnanti coinvolti e si è chiesto: come fermare questi prof?
Dai fatti di Scarmagno, dove due maestre hanno assegnato temi choc, all’insegnate di Treviso, sospeso perché accusato di avere metodi educativi violenti nei confronti dei suoi alunni di 6 e 7 anni, “a volte ci sono delle insensatezze nella pubblica amministrazione (e la magistratura ne fa parte) che come cittadino ho difficoltà a comprendere”, dice Rusconi.
Sulla possibilità di “fermare” gli insegnanti che a suo giudizio si siano macchiati di fatti gravi, dice Rusconi: “Un preside può sospendere un insegnante fino a dieci giorni. Oltre questo periodo di tempo interviene l’Ufficio scolastico regionale. Questo è l’unico strumento possibile. Ovviamente l’insegnante può rivolgersi al giudice del lavoro che può annullare il provvedimento”.
Sui maggiori difetti della scuola italiana, continua Rusconi: “Il vero problema è la formazione dei docenti. Se insegnanti di 58 e 60 anni dimostrano di non avere capito nulla della psicologia infantile, vuol dire che la formazione non esiste nel nostro Paese. Il ministero, i grandi sindacati, Cgil, Cisl e Uil e Snals l’hanno eliminata”, ben venga dunque, sottolinea Rusconi, il piano “La Buona Scuola” del Governo che reintroduce per i docenti l’obbligo di formazione.
Tuttavia, oltre alla formazione dei docenti, il secondo grande problema del nostro sistema scolastico è la valutazione di chi insegna: “La scuola, che comprende un milione di persone, è l’unico settore non valutabile”, speriamo che il Governo Renzi mantenga la promessa di introdurre anche un sistema di valutazione per i docenti, “ci vorrebbe, anche se quello previsto ora dall’esecutivo è un po’ incongruente”.
Sembra dunque che l’Anp, e i presidi che rappresenta, non veda l’ora di avere in mano un cartellino o una pagella o uno strumento di giudizio con cui, a seconda chi avvinghia, si possa spedire il docente nel girone di appartenenza, benchè, e ciò rende perplessi, non abbia fatto cenno a quei dirigenti che, presi da sacri furori, reputano la scuola “cosa loro”.
In proporzione al numero dei professori, commentò un sindacalista, accadimenti disdicevoli a carico dei presidi se ne registrano altrettanti.
La giusta proporzione è forse quella che manca per davvero.