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PROVE DI REGIME? A BARI IL MINISTRO GIANNINI NON RISPONDE ALLE DOMANDE DEI SINDACATI

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Verso quale tipo di democrazia stiamo andando? Una democrazia moderna o una democrazia oscurantista? Ce lo chiediamo dopo aver appreso che il ministro Giannini, in occasione della presentazione de “la buona scuola” a Bari, non ha risposto alle domande scomode dei sindacati adducendo che non erano stati invitati. Ne scrive sul proprio portale BARITODAY, di seguito l’articolo.

pegaso251“Noi – scrivono in una nota i rappresentanti della FLC CGIL di Bari – c’eravamo lo stesso, sebbene non invitati e non graditi, come ci ha fatto intendere il ministro e lo stuolo di osservanti dirigenti dell’amministrazione: infatti non abbiamo potuto prender parte al dibattito programmato”. “Avremmo voluto chiedere al Ministro cosa ne pensa dell’idea di lasciare a casa diritti di alunni e lavoratori, come accaduto e Bari e in altre parti d’Italia, proprio per le inefficienze della sua amministrazione; avremmo voluto chiedere conto dei blocchi contrattuali e delle ultime chicche contenute nella Legge di stabilità (esami di stato a gratis, ulteriori tagli agli ATA, riduzione dell’organico dell’amministrazione scolastica ministeriale, ecc.)”. “Siamo comunque riusciti – proseguono – ad obiettare al Ministro alcune questioni che riteniamo urgenti e basilari. Innanzitutto, abbiamo fatto presente che il Governo sta utilizzando un metodo inaccettabile: non si confronta coi sindacati e pretende di modificare il nostro contratto di lavoro a colpi di decreto, senza un tavolo di confronto, senza l’accoglimento di proposte. Riteniamo che questo sia un grave errore di metodo, sintomatico di un clima autoritaristico che vuole marginalizzare il dissenso e che pretende di avere già in tasca tutte le ricette migliori. Abbiamo poi contestato l’impianto della riforma, che basa la carriera dei docenti sulla competizione per l’ottenimento dei cosiddetti scatti di competenza”. “Il Ministro – aggiungono i sindacati – ci ha obiettato fumosamente che la competizione va intesa nel suo “significato etimologico di ricerca di un miglioramento comune, in cui la cooperazione è il modello a cui essa si associa”.  Peccato che il testo della riforma parli esplicitamente di concorrenza fra docenti per accumulare punti meritevoli di uno scatto stipendiale. Peccato che lo stesso testo inviti i docenti a spostarsi nelle scuole dove i colleghi hanno punteggi inferiori. Quello che ci chiediamo è: quale vantaggio potranno trarre gli studenti da una costante gara fra i loro insegnanti? Altro che cooperazione. Ognuno farà per sé, più di quanto già non succeda.  Il ministro Giannini ci ha anche accusati di scegliere di abbassare il livello dell’istruzione e di voler lasciare le scuole dove c’è disagio ai loro problemi. Ci sembra, invece, che questa sia proprio l’operazione a cui mira la proposta ministeriale, quando parla di finanziamenti privati alle scuole statali. Inutile chiedersi dove i finanziatori troveranno conveniente “metterci i soldi”: in una scuola disagiata di periferia con un’utenza difficile e indigente o in un Istituto prestigioso composto già da studenti buoni e bravi?”.

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