La parola d’ordine è far cassa a spese di tutti, statali compresi! E’ l’allarme che in questi giorni gira nelle segreterie nazionali dei sindacati.
Le paure sono che con la scusa della meritocrazia e del risparmio a rimetterci saranno ancora una volta i più deboli. Nel caso della scuola i perdenti posto, divenuti soprannumerari a causa dei tagli lineari imposti dai vari governi. Nulla ancora di ufficiale, ma basta leggere fra le righe nelle dichiarazioni fatte sia dal ministro Giannini che da altri illustri personaggi della politica per comprendere fino in fondo il disegno politico. Niente sprechi (dicolo) e valutazione dei docenti e poi apriamo al licenziamento, come se si trattasse di una conquista.
a proposito di valutazione, ci chiediamo – ad esempio – in quale misura possono essere valutati quei docenti che non hanno più la cattedra. Docenti vittime del mobing di Stato e spesso dimenticati persino dagli stessi sindacati. Molti di questi attendono ancora l’avvio dei corsi di riconversione per transitare verso altre discipline, altri sperano che non si arrivi ad una soluzione drastica come quella del licenziamento. Altri ancora sfiduciati fanno ormai uso di psicofarmaci per non essere sopraffatti da depressione o altri mali similari. Però i media parlano di assunzioni, di finanziamento all’Istruzione, di valutazione e di rilancio, chi invece la scuola la vive quotidianamente sa bene che si tratta di slogan buoni solo a garantire qualche titolo ai giornali affiliati e asserviti.
