Il personale ATA bersaglio della legge di stabilità del governo Renzi, le promesse di miglioramento salariale si sono tramutate in penalizzazioni doppie: organici e salari sono finite sotto la scure del Consiglio dei Ministri. Saranno dunque rivisti i parametri relativo agli organici e il potere di acquisto dei salari resterà al palo. Questa è la buona scuola.
La legge di stabilità non solo non avrebbe dovuto prevedere nuovi tagli agli organici ma avrebbe dovuto porre le premesse per un miglioramento del trattamento economico del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Alcune norme contenute nel testo della legge di stabilità licenziato dal consiglio dei ministri (in particolare gli articoli 21 e 28) lasciano intuire invece esattamente il contrario.
Con un decreto del ministro dell’istruzione, che dovrà essere adottato entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, l’amministrazione procederà alla revisione dei criteri e dei parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del predetto personale.
Per l’anno scolastico 2015/2016 viene pertanto prevista una riduzione nel numero dei posti pari a 2.020 unità (in maggioranza presumibilmente assistenti amministrativi) e una riduzione nelle spese del personale pari a 50,7 milioni a decorrere appunto dall’anno scolastico 2015/2016.
Alla riduzione delle spese dovrebbe inoltre concorrere il divieto imposto ai dirigenti scolastici di conferire supplenze brevi in sostituzione degli assistenti amministrativi nelle scuole con più di tre unità in organico di diritto, degli assistenti tecnici e dei collaboratori scolastici per i primi sette giorni di assenza. Il lavoro del personale assente che non potrà essere sostituito con un supplenze dovrà essere posto a carico di quello presente in servizio attraverso l’attribuzione di ore eccedenti che dovranno essere retribuite con il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
La sola disposizione non negativa contenuta nel testo dell’articolo 28 è quella relativa alla autorizzazione per l’anno 2015 della spesa di 10 milioni di euro per le attività di digitalizzazione dei procedimenti amministrativi affidati alle segreterie scolastiche e ciò al fine di aumentare l’efficacia e l’efficienza delle interazioni con le famiglie, gli alunni e il personale. Anche se, a ben vedere, potrebbe essere una misura compensativa per il minor personale.
Ma sono le disposizioni sul trattamento economico quelle che, se non saranno modificate nel corso dell’iter legislativo, risulteranno indigeste oltre che ai docenti anche al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.
Nel corso del 2015, infatti, il potere di acquisto del loro stipendio non solo non potrà essere mantenuto ma subirà riduzioni per effetto del divieto di rinnovare il contratto, per un ulteriore blocco della progressione economica di carriera per anzianità e per un prevedibile aumento delle addizionali regionali e comunali.
Il nuovo blocco della progressione economica è, in particolare, una copia ancora più odiosa di quello triennale 2010-2012 introdotto dal decreto legge 78/2010 e successivamente gradualmente annullato su pressione del personale e delle organizzazioni sindacali più rappresentative. Questo nuovo blocco riguarderà gli anni 2013-2015, anni che pertanto non saranno utili alla maturazione di una successiva posizione stipendiale.
Dalla lettera del testo sembra di capire che il blocco inciderà negativamente anche sui compensi spettanti a coloro che sono beneficiari della prima o della seconda posizione economica (80 euro lordi al mese per i collaboratori scolastici e 100 euro per gli assistenti amministrativi), compensi che sono stati corrisposti fino ad agosto 2014.
Continuerà invece ad essere corrisposta l’indennità di vacanza contrattuale ma solo nella somma stabilità per l’anno 2008 (per i collaboratori scolastici 10,17 euro lordi al mese, poco più per le altre figure professionali Ata).