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IMMISSIONI IN RUOLO – I NUOVI PROFF SARANNO LICENZIABILI

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Il regalo del governo Renzi non riguarderà il merito bensì la licenziabilità dei neo assunti. A quanto pare sono queste le reali intenzioni dell’Esecutivo che registra il flop de “La buona scuola”, snobbata sia dagli addetti ai lavori che dalla stessa società civile, in soli 23 mila hanno compilato il questionario. 

perf1Piena licenziabilità con diritto al solo indennizzo. Sarebbe l’effetto più dirompente dell’estensione ai docenti del nuovo contratto unico a tutele crescenti previsto dalla riforma del lavoro, riforma oggi al centro del vertice premier-sindacati.

Se l’equiparazione pubblico-privato per il Jobs act, richiesta a gran voce da Ncd («L’art. 18 sia applicato anche al pubblico impiego», va ribadendo Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico), Fi e Sc, dovesse riguardare anche la scuola significherebbe mandare in soffitta l’attuale sistema dei contratti e della mobilità in caso di soprannumero. Un’ipotesi, questa dell’estensione, che riguarderebbe solo i nuovi assunti, quei 150 mila precari della Buona scuola che dovranno entrare a settembre 2015. Interpellata sul caso nel corso di un’intervista radiofonica, il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ha risposto: i docenti neoassunti «sperimenteranno certamente il nuovo contratto del merito». Ossia la classificazione stipendiale in base non più all’anzianità di servizio ma a crediti professionali, didattici e formativi riservati al 66% dei docenti.

La delega sul lavoro, è al centro del primo faccia a faccia Matteo Renzi -Cgil, Cisl e Uil che si terrà stamane a Palazzo Chigi.La battaglia in corso in queste ore nel Pd, e nella maggioranza, è sui licenziamenti disciplinari: prevedere anche per questi, e non solo per quelli discriminatori, che il lavoratore possa essere reintegrato dal giudice. Questo è tra l’altro quanto previsto dall’ordine del giorno approvato dalla direzione del Pd e ora reclamato dalla minoranza democratica. «La delega su questo punto deve essere precisa e chiara», dice Cesare Damiano, presidente pd della commissione lavoro della camera. E sull’estensione al pubblico, «mi pare prematuro parlarne, già sono poche le tutele di cui si discute per il privato….».

Intanto prosegue il faccia a faccia con il paese sulla riforma della Buona scuola. La consultazione on line, avviata dal 15 settembre scorso e che si concluderà il 15 novembre, ha finora raccolta 23 mila risposte su 280 mila contatti, ha scritto lo stesso premier nella sua newsletter, con la quale si è appellato ai cittadini perché la partecipazione sia più corposa. Numeri che già in queste ore sarebbero saliti a 310 mila contatti e 31 mila risposte.

Il ministero dell’istruzione è corso ai ripari con una circolare chiamando a raccolta tutti i direttori generali, i dirigenti scolastici, gli insegnanti, addirittura i sindacati, perché si facciano parte attiva anche nei collegi dei docenti a favore della consultazione. A fermare le lancette ad oggi sarebbe un mezzo flop, viste le ambizioni iniziali. Del resto la platea dei potenziali interessati è assai nutrita: 8 milioni di studenti, quasi un milione di dipendenti, per non parlare di genitori. «La consultazione on line è una parte, puntiamo molto su quella off line», dicono al ministero. Il riferimento è al tour che coinvolgerà tutte le regioni e che parte in questi giorni per raccogliere proposte e critiche. Intanto i sindacati, nella modalità off line, potrebbero essere consultati la prossima settimana a viale Trastevere

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