Una sperimentazione che sapeva di tagli, non portava nessuna innovazione se non un corposo risparmio per le casse dello stato che in un sol colpo si libererebbe di 50 mila docenti. La FLC Cgil aveva subito impognato il provvedimento, il TAR le ha dato ragione. ne scrive nell’articolo che segue Federica Cavadini.
«Licei brevi illegittimi». La sentenza del Tar che bloccherebbe la sperimentazione arriva adanno scolastico già iniziato e nelle scuole che preparano i primi diplomati «europei» in quattro anni, sono spiazzati studenti e famiglie come insegnanti e presidi. Ennesimo effetto Tar sulla scuola. La sentenza è di due giorni fa. Il ministero dell’Istruzione comunque farà ricorso. Si va vanti allora, così fanno sapere da viale Trastevere.
Per quattro istituti statali il via libera alla sperimentazione era arrivato nel 2013 e i sindacalisti della Cgil nei mesi scorsi avevano presentato ricorso. Il Tar del Lazio lo ha accolto. È stata riconosciuta l’illegittimità formale dei decreti perché manca il parere del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (organo abolito dal 2013 e sostituito dal Cspi che però deve ancora essere eletto). I giudici amministrativi poi hanno ritenuto fondato il timore di una disparità di trattamento nei confronti degli altri studenti che al diplomaarrivano dopo cinque anni di scuola superiore. La risposta dal Miur: «In attesa della ricostituzione dell’organo collegiale nazionale, il parere non è dovuto». Poi: «Si tratta di percorsi sperimentali, che si diversificano da quelli ordinari e pertanto non c’è disparità di trattamento».
Prime reazioni dalle scuole, pronte a diplomare i liceali in quattro anni, come succede in più Paesi europei. «Abbiamo saputo del Tar. E della posizione del Miur. Andiamo avanti, con coraggio. Siamo sempre convinti che sia giusto sostenere il rinnovamento nella scuola. Basta con l’immobilismo», dice Nadia Cattaneo, preside dell’Istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio. «Noi siamo partiti quest’anno e abbiamo due sezioni sperimentali, sono sessanta gli studenti che faranno il percorso innovativo. E il punto non è soltanto la durata, un anno di meno, si lavora con didattica e metodi nuovi».
Le altre tre scuole statali che erano state autorizzate dal ministro Maria Chiara Carrozza nel 2013 sono l’Istituto superiore Carlo Anti di Verona, il Liceo ginnasio Quinto Orazio Flacco di Bari e l’Istituto Ettore Maiorana di Brindisi.
Avanti con la sperimentazione, dice il Miur. E procedono comunque le scuole paritarie, che per prime avevano chiesto il riconoscimento del percorso con il doppio biennio: il Collegio San Carlo di Milano e il Guido Carli di Brescia, poi anche l’Olga Fiorini di Busto Arsizio. Avevano ricevuto il via libera dal ministro Mariastella Gelmini nel 2011, con il parere del Cnpi. «Il nostro Liceo internazionale avrà quest’anno i primi diplomati con il programma su quattro anni — dice don Aldo Geranzani, rettore del San Carlo —. Eravamo partiti con una solo sezione che avrà la maturità quest’anno, nel 2016 saranno due le classi in uscita e la richiesta è sempre alta».
«Il timore dei sindacati è la diminuzione dei posti di lavoro ma non è così. Da noi c’è stata una riorganizzazione ma abbiamo confermato lo stesso numero di posti», spiega don Aldo. «Nessun taglio. Con una didattica nuova si liberano risorse per lavorare meglio», concorda la preside dell’istituto statale Tosi.
Opposto il parere della Cgil. «L’obiettivo vero è ridurre un anno i percorsi di studio per tagliare organici e risorse alle scuole», sostiene il segretario della Flc, Mimmo Pantaleo. Dopo il sì del ministro Carrozza anche il sindacato degli insegnanti Anief aveva calcolato una perdita di 40 mila cattedre, per un risparmio di un miliardo e trecento milioni di euro. Restano contrari: «I motivi di finanza pubblica non possono sovrastare il diritto allo studio».