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SCUOLA – QUEI TRATTENIMENTI IN SERVIZIO CHE RISCHIANO DI GETTARE NEL PANICO I NEO IMMESSI IN RUOLO

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La confusione del legislatore e del governo della scuola regna sovrana a causa del tira e molla dei trattenimenti in servizio prima concessi e poi revocati, mentre per la quota 96 nessuna decisione eppure anche questo docenti erano stati bersaglio dell’”annuncite” del governo e in particolare del premier Renzi. 

images (9)Il primo giorno dell’anno scolastico 2014/2015, un centinaio di dirigenti scolastici e un migliaio di docenti e di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario sono tornati nelle scuole, contrariamente a quello che sapevano fino a qualche settimana fa, non per assolvere agli adempimenti di inizio d’anno ma solo per salutare i colleghi o i propri studenti. Negli ultimi giorni del mese di agosto è stato infatti loro comunicato che essendo stata revocata l’autorizzazione a permanere in servizio anche per l’anno scolastico2014/2015, dal 1° settembre erano collocati a riposo avendo maturato entro il 31 agosto 2014 l’età anagrafica prevista dalla normativa applicabile nei loro confronti (sessantacinque anni di età e almeno venti anni di contribuzione). L’ennesima modifica al sistema pensionistico fatta all’ultimo minuto. Mentre restano in servizio i prof di quota ’96, a dispetto degli annunci fatti in questi mesi di un imminente pensionamento, annunci sia del ministro Stefania Giannini che dello stesso premier, Matteo Renzi. Insomma, sul fronte previdenziale della scuola non c’è una regia chiara. Una situazione che fa a pugni con l’intenzione, anch’essa annunciata in queste settimane dal governo, di uno svecchiamento del settore che richiede, per essere operativa, anche una pianificazione razionale delle uscite. Salvo novità, ovviamente, che potrebbero giungere domani con l’illustrazione delle Linee guida sulla riforma della scuola.
Il personale dei trattenimenti, la maggioranza del quale godeva della normativa previdenziale in vigore prima della riforma Fornero (sessantacinque anni di età per il collocamento a riposo), aveva chiesto in tempo debito di essere trattenuto in servizio per un ulteriore biennio oltre il limite di età, come consentiva il comma 5 dell’articolo 509 del decreto legislativo 297/1994 e dall’articolo 16 del decreto legislativo 503/1992 e successive modificazioni e integrazioni.
Con decreti direttoriali e dirigenziali le istanze erano state accolte e i provvedimenti notificati tra i mesi di marzo e di aprile. Sarebbero di conseguenza dovuti rimanere in servizio per l’anno scolastico 2014/2015 sia quanti erano al secondo anno di trattenimento in servizio che quelli la cui autorizzazione cominciava a decorrere dal 1° settembre 2014.
Forti delle autorizzazioni avevano partecipato a tutte le principali operazioni propedeutiche al nuovo anno scolastico ed in particolare alla scelta dei libri di testo e programmata l’attività personale e famigliare. Ad agosto inoltrato la doccia fredda. Con provvedimenti di urgenza veniva loro comunicato la revoca dell’autorizzazione a permanere in servizio per effetto delle disposizioni contenute nell’articolo 1 del decreto legge 90/2014 convertito nella legge n. 114 dell’11 agosto 2014.
L’articolo 1, oltre ad abrogare l’articolo 16 del decreto legislativo 503/1992 e implicitamente anche il comma 5 dell’articolo 509 del decreto 297/1994, disponeva infatti che i trattenimenti in servizio già in essere alla data di entrata in vigore del decreto legge n. 90 erano fatti salvi fino al 31 ottobre 2014 (31 agosto 2014 per la scuola), mentre andavano revocati quelli non ancora efficaci.
Inevitabile lo sconcerto tra il personale interessato. Uno sconcerto peraltro comprensibile soprattutto da parte di quanti avevano per tempo ottenuto l’autorizzazione a permanere in servizio per gli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015 e che in virtù di tale autorizzazione avevano formulato appunto programmi sia attinenti la vita familiare che le attività professionali e personali. Tali programmi dovranno ora essere inevitabilmente modificati a meno che gli interessati non impugnino, con provvedimento di urgenza, dinanzi
ai giudici ordinari, il decreto di revoca ottenendone anche se provvisoriamente la sospensione. Una sospensione che appare tuttavia meno probabile se è chiesta dal personale la cui autorizzazione ad essere trattenuti in servizio, con decorrenza dall’inizio dell’anno scolastico 2014/2015, non poteva considerarsi ancora efficace alla data di entrata in vigore del decreto legge e cioè il 25 giugno 2014.
Se la decisione del legislatore di abrogare l’istituto del trattenimento in servizio ha creato disorientamento e sconcerto tra il personale della scuola interessato, essa potrebbe invece costituire un importante passo avanti verso quel ricambio generazionale che, soprattutto tra il personale della scuola, è una esigenza sentita e non più procrastinabile. Occorre peraltro osservare che il tentativo di un ricambio generazionale avrebbe potuto essere più incisivo se il legislatore avesse esteso il beneficio di andare in pensione, con il possesso dei requisiti richiesti dalla normativa precedente l’entrata in vigore del citato articolo 24, anche al personale della scuola che tali requisiti aveva maturato entro il 31 agosto 2012 e non solo a quello che li aveva maturati entro il 31 dicembre 2011. Ma per tale categoria di personale, quelli della cosiddetta quota ’96, il governo non pare intenzionato a breve a procedere a riaprire i cancelli della pensione. «Il governo dica cosa intende fare chiaramente, basta con i balletti delle dichiarazioni e controdichiarazioni», ha detto Manuela Ghizzoni, deputata del Pd, che in commissione cultura alla camera si è battuta, riscuotendo un consenso maggioritario e trasversale ai partiti, perché i circa 4mila prof di quota 96 fossero finalmente collocati in pensione, recuperando l’errore fatto con la legge Fornero.

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