Un punto importante del pacchetto del governo sulla scuola dovrebbe essere l’assunzione di 100mila insegnanti nel triennio 2015-2018: il 50% dalle Gae e il resto dal concorso. Ma costerebbe 570 milioni
Secondo Il Sole 24 Ore, il piano di assunzione nel triennio di 100mila insegnanti, dalle Gae e dai concorsi, servirebbe per coprire definitivamente “spezzoni” di cattedre, organici funzionali, turn-over, supplenze annuali e sostegno, ma costerebbe allo Stato circa 570 milioni, sulla cui copertura, come al solito, non c’è certezza definitiva.
L’attuazione del progetto però consentirebbe di ridurre del 30% in tre anni le graduatorie a esaurimento, mentre andrebbe a implementare quell’organico funzionale, di cui godrebbero le scuole o le rete di scuole, e che servirebbe anche a ridurre quasi del tutto le supplenze brevi che hanno un costo di circa 800 milioni e non aiutano a migliorare la didattica, come ha riconosciuto lunedì a Rimini lo stesso ministro Giannini.
Tuttavia l’aspetto altrettanto importante, per dare speranza alle nuove generazioni, sarebbe il bando di un nuovo concorso per 50mila nuove assunzioni, sempre nel triennio 2015-2018, e che potrebbe essere bandito già l’anno prossimo, cosicchè già i vincitori potrebbero entrare in servizio a partire dall’anno scolastico 2016-2017.
Se l’intera operazione non considera ancora la revisione delle classi di concorso, andrebbero però chiariti i compiti dell’organico funzionale da assegnare alle reti di scuole per tararlo in funzione dell’effettiva necessità, cioè guardando alle reali esigenze degli studenti.
Rimane però ancora in sospeso il nodo dei precari, supplenti temporanei per lo più, in servizio, ma senza abilitazione.
Secondo Il Sole si ipotizzerebbe di introdurre una nuova procedura di abilitazione all’insegnamento, i cui dettagli sono ancora in discussione.
Per altri versi si penserebbe pure a lauree magistrali, con crediti formativi caratterizzanti, necessari per poi accedere ai tirocini (anche a scuola).
Un’altra ipotesi allo studio è invece una laurea di tre anni più un biennio specialistico improntato alla didattica, e poi sempre un tirocinio (anche in questo caso negli istituti).
Quello che appare chiaro è la determinazione a lasciare entrare in classe solo chi abbia fatto “esperienze pratiche”